sabato 17 gennaio 2015


Intanto il profeta Padoan che, in quanto tecnico, opera per il  bene nel mondo, si augura che questi malvagi stati nazionali non si oppongano o mettano vincoli al salvifico Quantitative Easing (solo la perfida Germania si oppone a questa panacea per tutti i mali).
E' noto infatti che gli stati nazionali si oppongano alle ricette miracolose del FMI e del resto della troika che, visti i risultati, chi può discutere sulla loro efficacia????

Si deve solo obbedire senza fiatare, diciamo "sulla fiducia" dato che a richiesta più dettagliata su conti e vantaggi, il Ministro dell'Economia risponde al Sole24ore:

Padoan: «Serve un Qe senza vincoli, l’Italia centrerà gli obiettivi Ue»
Capisco la soddisfazione, ma in termini numerici che vantaggi ci dà?

Questo è un calcolo che ho chiesto ai miei uffici ma non siamo ancora nelle condizioni di dirlo con certezza. Preferisco parlare con i dati in mano. Comunque l’Europa riconosce e incentiva la nostra strategia fatta di riforme e di investimenti. di Fabrizio Forquet - Il Sole 24 Ore -
Tutta l'intervista qui


Il Ministro dei conti perché non aspetta di avere dati anche prima di emettere sentenze????
I tecnici responsabili.........

Intanto sempre grazie ai tecnici, QUESTI STATI NAZIONALI VANNO BENE QUANDO DEVONO GARANTIRE E STIPULARE OGNI PUTTANATA CHE FANNO CON LE BANCHE
E' per questo che si "deve tornare a crescere", per avere più PIL con il quale garantire i derivati?
Già nel 2012 fa l'ammontare dei derivati era 7 volte il pil mondiale, possiamo immaginarci oggi. Lo chiediamo al ministro Padoan??
E' per questo che serve un QE all'europea??

E PER I DERIVATI DI STATO GARANZIE MILIARDARIE DATE DAL GOVERNO QUASI DI NASCOSTO           
15 gennaio 2015 da Pino Nicotri

[Non intendo certo rinunciare a dire la mia sulla strage di Parigi. Ho però preferito evitare di scriverne a botta calda, sotto la violenta spinta del dolore e dell’orrore priva però di qualche dato in più. Sull’accaduto scriverò prossimamente. Intanto pubblico questo intervento dei nostri due economisti su tutt’altro argomento]



Garanzie miliardarie per i derivati di Stato
Mario Lettieri* Paolo Raimondi** 

 Le polemiche roventi causate dal decreto legge in materia di fisco adottato lo scorso 24 dicembre dal governo hanno indotto Renzi a rinviare il testo al Consiglio dei Ministri del 20 febbraio per trasmetterlo poi alle competenti commissioni parlamentari. Purtroppo le polemiche sul famoso 3% di franchigia dalle sanzioni penali delle evasioni fiscali, rischiano di coprire altri aspetti e provvedimenti della legge di Stabilità che, ignorati dalla grande stampa, potrebbero passare nella più totale indifferenza. In essa “il Tesoro è autorizzato a stipulare accordi di garanzia bilaterale in relazione alle operazioni in strumenti derivati»fatte con le banche”.

 Il governo giustifica tale decisione affermando che trattasi di una facoltà, non di un obbligo. Ma, come è già avvenuto in Irlanda e in Portogallo, lo Stato italiano potrebbe essere chiamato ad accantonare e bloccare somme molto consistenti a garanzia dei suoi derivati su cui le banche potrebbero valersi in caso di rischio default. Si tratta di un vero favore alle banche perché si modifica, sostanzialmente, il contratto a suo tempo sottoscritto. Ciò non avviene per nessun altro accordo bancario.

 Secondo le stime ufficiali del governo, gli strumenti derivati per la gestione del debito pubblico emesso dalla Repubblica Italiana ammontano a circa 161 mld di euro di valore nozionale. In gran parte, sono swap su tassi di interesse accesi per garantirsi contro possibili loro variazioni. Tale cifra non comprende i derivati degli enti locali.

 Secondo l’ultimo bollettino della Banca d’Italia del 6 novembre 2014 il loro valore di mercato, aggiornato al secondo trimestre 2014, è negativo per 34,428 mld . In altre parole, se detti derivati dovessero essere liquidati oggi, lo Stato italiano dovrebbe sborsare oltre 34 mld di euro! Si ricordi che nel 2013 le operazioni in derivati hanno già generato un esborso netto superiore a 3 mld. Nel 2012, invece, la ristrutturazione di un singolo derivato fatto con l’americana Morgan Stanley è costata all’erario ben 2 mld e mezzo di dollari.

 Naturalmente i cantori della «bellezza dei derivati»ci dicono che però tutto è momentaneo e dipende dall’attuale andamento dei tassi di interesse che sono scesi vicino alla zero. Domani potrebbe andare diversamente. Potrebbero ritornare a salire anche se, dicono sedicenti esperti e approssimativi governanti, ciò non è auspicabile in quanto sarebbe deleterio per la creazione del credito e per la stessa ripresa economica.

 È davvero stupefacente constatare che nelle leggi finanziarie Usa e di tutti i paesi Ue, Italia compresa, non vi sia stata una puntuale riflessione sulla pericolosità dei derivati. Eppure la bancarotta del sistema bancario del 2007-8 e le crisi di molti paesi sono state causate proprio dai derivati finanziari altamente speculativi.

È evidente che il debito pubblico non si può risolvere con trucchi contabili e con giochi finanziari. Lo si riduce soltanto attraverso la crescita economica e il taglio drastico delle spese correnti, spesso inutili. L’esposizione creditizia delle Stato non è, di per sé, negativa purché sia finalizzata allo sviluppo e alla creazione di ricchezza reale e di occupazione.

 Non vi è quindi una finanza magica né vi sono derivati che possano rendere comunque roseo il futuro. Purtroppo i derivati vengono sempre presentati come se fossero dei toccasana, un guadagno sicuro, per i sottoscrittori e per le banche. Non è stato e non è così. A rimetterci sono quasi sempre gli stati e gli enti pubblici. Se a perdere sono le banche, allora gli stati intervengono con operazioni di salvataggio a spese di tutti i contribuenti.

 *Sottosegretario all’Economia del governo Prodi ** Economista



ESTRAGGO DALL'OTTIMO ARTICOLO DI SOLLEVAZIONE
TE LO DO IO IL QUANTITATIVEEASING! di Leonardo Mazzei


La prima ipotesi sarebbe quella di imporre ai paesi più deboli (sicuramente Grecia, Cipro, Spagna, Portogallo, Italia, Irlanda; ma forse anche Francia, Belgio e Slovenia) la creazione di fondi statali da utilizzare per garantire la Bce dalle eventuali perdite derivanti da acquisti sui titoli dei rispettivi debiti nazionali. Una simile ipotesi sarebbe semplicemente impraticabile e del tutto in perdita per alcuni paesi. Ad esempio, secondo un'elaborazione del Sole 24 Ore del 20 dicembre, basata sul valore dei Cds (assicurazioni sul debito), la Grecia dovrebbe mettere preventivamente a garanzia per ogni milione di euro acquistato dalla Bce un valore di 320mila euro. Una cosa insensata, dato che il beneficio che ne trarrebbe in termini di riduzione dello spread sarebbe del tutto irrisorio di fronte al valore di un simile accantonamento.

La seconda ipotesi, nella sostanza gemella della prima, non prevede nuovi fondi dedicati, ma solo perché la funzione di garanzia verrebbe esercitata dalle singole banche centrali nazionali sotto la direzione e la vigilanza della Bce. La decisione finale di Francoforte è attesa per il 22 gennaio, ma al momento è questa l'ipotesi che va per la maggiore.

Ed è un'ipotesi davvero rivelatrice della verità che comincia a manifestarsi, sia pure nel modo tortuoso di cui abbiamo detto all'inizio. Se il QE dovrà prendere forma attraverso acquisti e garanzie delle singole banche centrali, non è questo il segno manifesto della fine dell'unitarietà della politica monetaria dell'attuale Eurozona? Detto in maniera più chiara: non è questo - per quanto possa essere lungo il percorso - l'inizio della fine dell'euro?

Se questo sarà il "QE all'europea", che la stampa economica definisce ormai senza pudore alla "tedesca", avremo che ogni stato risponderà per le sue perdite, pur non essendone neppure direttamente responsabile, dato che la stanza dei bottoni dalla quale partiranno gli ordini sarà solo quella all'interno della torre della Bce. E questa è una cosa senza precedenti. Quando mai si è vista una banca centrale (e dunque uno Stato) divenire titolare di una perdita, senza avere invece alcuna titolarità sulle scelte di acquisto che l'hanno determinata? Ebbene, in Eurolandia è possibile anche questo..."

"registro" il parere favorevole degli scribacchini del Fatto Quotidiano (per la precisione, di lavoce.info ma pubblicandolo sul loro sito...), così come all'indomani della strage al giornale francese Charlie Hebdo non ha mancato di approfittarsene per rilanciare la guerra in Siria contro le vittime  di Assad, perché, ovviamente secondo il FQ in sintesi questi integralisti sono disperati e non sanno come fare per chiedere aiuto contro il "mostro Assad". Insomma, ripetono la propaganda del potere, ovvero degli Usa

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