venerdì 2 maggio 2014

Roma, 2 mag. – La Commissione Giustizia del Senato si esprime a maggioranza per la rimozione dell’art.1, quello principale, del DDL Buemi-Nencini-Longo che prevedeva l’introduzione del principio di responsabilità civile diretta dei magistrati, ovvero la possibilità per i cittadini vittime di errori giudiziari di denunciare e richiedere i danni direttamente al magistrato responsabile invece che allo Stato, come invece avviene oggi secondo la cosiddetta responsabilità indiretta.

La responsabilità civile indiretta dei magistrati viene introdotta nel nostro ordinamento giudiziario nel 1987 con la cosiddetta Legge Vassalli sotto la spinta popolare dei referendum dello stesso anno nel quale circa l’80% dei cittadini si dichiarò favorevole all’introduzione del principio di responsabilità civile per i magistrati. Tra i promotori della campagna referendaria vi era anche Enzo Tortora, che proprio in quegli anni stava uscendo faticosamente dalla clamorosa odissea di malagiustizia di cui è stato vittima.

Tuttavia l’attuale legge prevede il risarcimento solamente in casi eccezionali e con limitata possibilità da parte dello Stato di rivalersi nei confronti del giudice, rendendo di fatto molto difficilmente esercitabile l’azione risarcitoria da parte dei cittadini.

Nel 2011 una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europa condanna l’Italia alla revisione della Legge Vassalli in quanto limita la responsabilità del giudice ai soli casi di dolo o colpa grave, senza prevedere anche un’altrettanta responsabilità in caso non venga applicato correttamente il diritto comunitario con conseguenti danni”.

Anche una volta tramontata l’era del berlusconismo, che invece di studiare una seria riforma della giustizia in senso garantista (cosa che la sua ampia maggioranza parlamentare gli avrebbe permesso) ha solamente prodotto leggi ad-personam per tutelare gli interessi del leader di centrodestra, sembra impossibile pensare di poter approvare un qualsiasi provvedimento che non sia conforme alla volontà ed agli interessi della lobby dei magistrati, probabilmente la più forte e radicata nel parlamento italiano.

Il voto contrario della sinistra (PD e SEL), da sempre sponda politica di riferimento delle toghe ‘militanti’, non stupisce nessuno, desta invece qualche sorpresa lo schierarsi a spada tratta dei senatori del Movimento 5 Stelle in difesa della lobby dei magistrati nella loro pretesa di impunità, anche in caso di gravi, clamorosi e conclamati errori. Evidentemente per i grillini non tutti i privilegi delle “kaste” meritano di essere aboliti.

Lorenzo Berti

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