giovedì 28 novembre 2013

Giusto, tanto la Ue ha detto che i 4 miliardi dati a MPS non sono aiuti di stato per cui via ai rubinetti

Soldi alle banche e l'economia reale in dissolvimento

E' abbastanza evidente a chi si riferisce Saccomanni quando parla di crisi FINITA. 

Cdm: Banca d’Italia si trasformerà in public company. Saccomanni viola la Legge 262/05


Banca d’Italia verrà trasformata in public company nonostante la Legge 262 del 2005 preveda la ripubblicizzazione (o nazionalizzazione) del 94,33% delle quote di capitale in possesso di enti privati (banche e assicurazioni).

Riportiamo qui di seguito i passaggi chiave del provvedimento del Cdm che «rivaluta le quote di capitale di Bankitalia secondo il documento che Bankitalia ha reso pubblico nei giorni scorsi e che chiarisce la natura dell’operazione. La misura – spiega il ministro Saccomanni – riguarda il capitale della Banca d’Italia e serve essenzialmente a migliorare la patrimonializzazione delle banche».

Le predisposizioni del Cdm

Il ministro ha poi aggiunto che «Bankitalia si trasformerà in public company», parlando del provvedimento per la rivalutazione delle quote.

Verrà fissato un limite del 5% per la partecipazioni, infatti, «lascia la porta aperta a investitori europei». Insomma sarà una struttura da public company «di cui nessuno avrà il controllo».

In una bozza, anticipata dall’agenzia Adnkronos, compaiono i primi dettagli del provvedimento. Ciascun partecipante al capitale di

Bankitalia «non può possedere, direttamente o indirettamente, una quota del capitale superiore al 5%». Per le quote in eccesso «non spetta il diritto di voto ed i relativi dividendi sono imputati alle riserve». Ai partecipanti al capitale di Bankitalia, si legge ancora nel testo, “possono essere distribuiti esclusivamente dividendi annuali, a valere sugli utili netti, per un importo non superiore al 6 per cento del capitale».

La Legge n. 262 del 2005 che avrebbe dovuto ripubblicizzare la Banca d’Italia

La Banca d’Italia è un istituto di diritto pubblico con un capitale sociale di 156 mila euro diviso in 300 mila quote con un valore unitario pari a 52 centesimi cadauna. Una serie di privatizzazioni e acquisizioni nel panorama bancario italiano ha però fatto sì che il 94,33% del capitale della Banca centrale sia ora in possesso di enti non pubblici.


Per risolvere questa anomalia e quindi provvedere alla ripubblicizzazione delle quote detenute dai soggetti privati, il 28 dicembre 2005 il Parlamento ha approvato la Legge n. 262 (Art. 19) in base a cui entro il 31 dicembre 2008 si sarebbe dovuto ridefinire, mediante un apposito regolamento, l’assetto proprietario di Palazzo Koch.

Ne segue che le ultime predisposizioni di Saccomanni violano la Legge 262/05 che prevedeva la nazionalizzazione della Banca d’Italia.
giovedì, novembre 28, 2013
(Stefano Fugazzi)

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