giovedì 8 agosto 2013

di Diego Fusaro

Risale a giovedì primo agosto la notizia. Sono state confermate le condanne per frode fiscale di Silvio Berlusconi. La sezione feriale della Suprema Corte ha, invece, disposto il rinvio in Corte d’Appello a Milano per la rideterminazione della pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici del Cavaliere.
Ho già espresso in più occasioni, peraltro senza ambiguità di sorta, il mio giudizio sull’antiberlusconismo e sul berlusconismo. Si tratta di due fenomeni altamente ripugnanti, dei quali tuttavia il primo è – se mai è possibile – ancora più osceno e disgustoso del secondo. E questo per molte ragioni. Ne ricorderò unicamente una, su cui
già ho insistito ad abundantiam.

L’antiberlusconismo, con cui la sinistra ha identificato il proprio pensiero e la propria azione negli ultimi vent’anni, rappresenta l’esempio insuperato della volgarità della sinistra italiana in ogni sua gradazione. L’antiberlusconismo ha, infatti, permesso alla sinistra di occultare la propria adesione supina al capitale dietro l’opposizione alla contraddizione falsamente identificata nella figura di un’unica persona, secondo il tragicomico transito dal socialismo in un solo paese alla contraddizione in un solo uomo. Così facendo, la sinistra si è potuta volgarmente riciclare, aderendo al monoteismo del mercato e dirottando su un’unica persona la contraddizione contro cui combattere.

Come l’odierno antifascismo in assenza integrale di fascismo, così l’antiberlusconismo ha svolto il ruolo di fondazione e di mantenimento dell’identità di una sinistra ormai conciliata con l’ordine neoliberale. Ingiustizia, miseria e storture d’ogni sorta hanno così cessato di essere intese per quello che effettivamente sono, ossia per fisiologici prodotti dell’ordo capitalistico, e hanno preso a essere concepite come conseguenze dell’agire irresponsabile di un singolo individuo.

Per questa via, la politica della sinistra – è bene insistervi – non ha più avuto quale referente polemico il sistema della produzione e dello scambio – ritenuto anzi incondizionatamente buono o, comunque, intrascendibile –, bensì l’irresponsabilità di una persona che, senza morale e senza onestà, ha inficiato il funzionamento di una realtà sociale e politica di per sé non contraddittoria. È questa la base dell’odierno capitalismo che si riproduce culturalmente a sinistra (sì, a sinistra, avete capito bene!), su cui mi permetto di rimandare al mio studio Minima mercatalia. Filosofia e capitalismo (Bompiani 2012, capitolo 5).
La cessazione palese dell’ostilità verso il nomos dell’economia è stata riconvertita in conflitto moralistico-legalistico verso un unico individuo. Dalla questione sociale alla questione morale, da Carlo Marx alla signora Dandini. Tutto questo farebbe ridere, se non facesse piangere. È una tragedia sociale, politica e culturale. Forse la più grave degli ultimi trent’anni.
Per tutti questi motivi, e soprattutto perché continuo a essere allievo di Marx e della lotta contro il capitale, non mi considero di sinistra. La sinistra è in una situazione tragicomica: è il problema e, insieme, pensa di essere la soluzione. Anche in questo caso, se non scoppiamo a ridere è solo perché si tratta di un dramma che si consuma sulla nostra carne viva, nelle ininterrotte vittorie del capitale occultate e, di più, favorite dalle politiche della sinistra.
Proprio mentre sto scrivendo queste righe, è già iniziata la patetica ridda dei deficienti che, sulla rete, esultano per la sconfitta di Berlusconi mentre la patria è schiava delle potenze eurocratiche e della monarchia universale USA. Si tratta di uno spettacolo indecoroso. Intelligenti pauca.

Fonte: Lo Spiffero

1 commenti:

  1. cambiare tutto per non cambiar nulla

    ecco cos'è il pd (ma anche sel, m5s, lega, ingoia ecc ecc)

    lelamedispadaccinonero.blogspot.it

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