domenica 18 novembre 2012

Non ho parole per descrive il senso di impotenza e di rabbia che mi pervade nel dover assistere all'ennesima mattanza del popolo palestinese. Ma la vergogna che si prova leggendo i titoli dei giornali ed ascoltando i tg è scioccante. L'apologia di un discutibile diritto all'autodifesa da parte di Israele autorizzerebbe il genocidio, con tanto di plauso della comunità internazionale, così tanto pacifista ed antirazzista, sempre pronta a sovvertire nazioni ed imporre no fly zone per destabilizzare paesi sovrani. In nome dei diritti umani, s'intende. I palestinesi non sono umani. Deve essere senz'altro così che la pensa la cosiddetta  comunità internazionale, con annessa  società civile, stracolma di premi nobel per la pace che vede razzismo ed antisemitismo ovunque, ma non nei confronti dei palestinesi. Esiste un diritto sancito non si comprende bene da chi ma riconosciuto da costoro che consente di fare dei palestinesi ciò che si vuole.
Altrimenti avrebbero usato ben altri mezzi per imporre il rispetto delle numerose risoluzioni Onu contro Israele per il blocco giudicato illegale. Eppure quando
l'impero comanda sa come imporre no fly zone, armare eserciti "ribeli", disporre truppe di interposizione. Per i palestinesi, evidentemente considerati animali di cui Israele può disporre come vuole, basta un invito alla moderazione. Caso chiuso. Mi chiedo se codesti pennivendoli vivano su questo pianeta o siano alieni che hanno occupato il corpo di un giornalista.

Gaza, nessun cessate il fuoco. Razzi vicino a Gerusalemme

Senza esito la mediazione del premier egiziano. Hamas continua l'offensiva, Israele si prepara a un attacco di terra e richiama 75mila riservisti. A Tel Aviv aperti i rifugi pubblici. Per la prima volta colpita una zona al di fuori della città santa Sky Tg24
Hamas continua l'offensiva. Naturalmente è colpa di Hamas se Israele si prepara all'invasione. E' colpa di Hamas se Israele ha dovuto assassinare Ahmed Jabari che stava trattando per arrivare ad una tregua permanente con Israele, ALLA PACE. La risposta del regime sionista è stata chiara ed ora si imputa ad Hamas non solo di aver rotto la tregua, ma di non volersi fidare a negoziarne un'altra.


Nella nota le Brigate Ezzedine al-Qassam scrivono di "portare il lutto per uno dei loro capi principali, Ahmed Jabari", e di impegnarsi "a continuare sul cammino di resistenza". "L'occupante - dicono - si è aperto da solo le porte dell'inferno".
L'esercito israeliano ha annunciato di aver dato vita a un'operazione - per il momento solo aerea - denominata appunto "Colonna di nuvola" (Cloud Pillar) contro Hamas e altre fazioni palestinesi nella striscia di Gaza. Da Gaza, intanto, si ha notizia di raid ripetuti, bombe su installazioni della polizia di Hamas e colonne di fumo. Fonte
Mentre le "brigate" promettono "l'inferno" (da notare l'uso dei termini come a lasciar intuire che da una parte si trovino dei briganti cattivi ai quali piace minacciare a vanvera Israele) "l'esercito di Israele" (cioè la forza regolare di uno Stato, quindi legittima, l'Idf fu definito "l'esercito più morale" al mondo) ha dato vita ad una operazione (come si trattasse di un business plan o di un progetto)  "solo aerea" come se quei caccia buttassero giù aiuti umanitari, suggerendo che lo stato sionista abbia reagito con un buffetto sulla guancia. A nessun pennivendolo interessa approfondire come mai Jabari sia stato assassinato, dopo essere stato incaricato da Hamas di prodursi per arrivare alla pace. Occultando questo dettaglio e scrivendo che le brigate promettono l'inferno ecco che magistralmente si trasforma il legittimo governo palestinese in un covo di cattivi.

Il balletto intorno al numero dei morti e dei feriti palestinesi in una stessa giornata varia a seconda dell'umore del passacarte di turno, pare che le redazioni trovino il "giochetto" divertente.

La Stampa nel pomeriggio ospitava i segg titoli:
  
Tensione a Gaza, oltre 85 raid in 6 ore
L’Iran: “Rappresaglia contro Israele”
E l’esercito si schiera lungo il confine
A Gaza c'è solo un pò di tensione per lo spettacolo pirotecnico offerto gentilmente da Tsahal. Gli 85 raid in 6 ore non meritano alcun commento da parte dell'estensore dell'articolo, figuriamoci supporre che vi possano essere morti e feriti da citare. Sia mai.
Ma al contrario è fondamentale riportare le parole dell'Iran, facendo sembrare che i suoi rappresentanti siano carichi di odio immotivato che li porta a non vedere l'ora di menar le mani, facendo si che "giustamente" Israele sentendosi minacciato si schieri lungo il confine. No, non con l'Iran dato che non ci confina anche se la scelta dell'ordine delle frasi parrebbe lasciar intendere così.

I titoli delle fotogallery correlate all'articolo sono volte a minimizzare la tragedia in corso e scelti per indurre il lettore a pensare che l'aggressore sia "costretto" all'autodifesa trovandosi davanti ad un popolo cattivo, agguerrito, pesantemente armato che lo odia.

Israele uccide i capi militari di Hamas “Al via massiccia azione aerea su Gaza”

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Gaza, ancora raid notturni sulle città palestinesi
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Razzi su Israele e Gaza, l’attesa dei soldati al confine
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Pietre e fionde Nei Territori esplode la rivolta
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Dentro i rifugi Israele, i volti della paura
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Gaza, tregua saltata: nuovi raid israeliani
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Gaza, in Medio Oriente cortei contro Israele
Raso al suolo il quartier generale di Hamas, sale il numero dei morti.
Alti ufficiali al Times: offensiva di terra nel fine settimana. E Obama
chiama il premier Netanyahu: vostro diritto difendervi da questi attacchi

Razzi su Israele e Gaza. No su Gaza non piovono gli stessi petardetti che lanciano i palestinesi che non hanno aerei militari da far volare sul territorio israeliano e nemmeno possiedono sistemi per neutralizzare i missili che piovono loro addosso. A differenza degli israeliani non hanno alcun rifugio nel quale sentirisi sicuri. In Medio Oriente "cortei contro Israele". Scritto in questo modo, pare che le popolazioni arabe che manifestano in solidarietà con la Palestina e per chiedere l'immediata fine della carneficina abbiano come unico fine quello di esternare l'odio per Israele, una nazione innocente che non sta torcendo un capello a nessuno.
Così, l'esercito più morale del mondo rade al suolo un quartiere che viene specificato essere "di Hamas" e in quanto tale giustamente attaccabile. Precisa che il numero dei morti sale ma perché citarne il numero, dal momento che probabilmente sono di Hamas anche loro?

È proseguita per tutta la notte l’offensiva aerea israeliana sulla Striscia di Gaza con 85 raid in sei ore. Quattro attacchi sono stati sferrati contro la sede del governo di Hamas a Gaza, causando gravi danni, e un altro ha preso di mira il campo profughi di Burej, nel nord della Striscia, dove ci sono stati almeno 35 feriti, hanno reso noto fonti palestinesi.

Almeno qui si comprende che Hamas rappresenta il governo, democraticamente eletto dai palestinesi. Non un'entità astratta e malefica. Israele ha attaccato un campo profughi, che minaccia rappresentavano dei profughi? La stampa cita fonti palestinesi che rendono noti i numeri dei feriti, ma sembra curioso non sospettare che accanto ai feriti vi siano anche dei morti. Qualche riga sotto poi l'articolo riporta di 40 morti. Perché non scriverlo subito? Il campo profughi è stato colpito perché vi si trovavano la casa di un dirigente di Hamas e una moschea. Di per sé quindi una minaccia tale da giustificare la carneficina nel campo?

Colpito anche un commissariato di polizia nel quarto giorno consecutivo dell’offensiva israeliana “Pilastro di difesa”, che ha già provocato la morte di quasi quaranta palestinesi e il ferimento di altri 350 almeno. Anche dall’altra parte si allunga la lista: tre soldati israeliani sono stati colpiti da un razzo

Dall'altra parte si allunga la lista: ma che razza di coscienza ha questo scribacchino per mettere sullo stesso piano 40 morti e 350 feriti contro 3 morti per un razzo? Invece di chiedersi se tutto questo era necessario, prosegue ancora riportando che "il braccio armato di Hamas" continua a sparar razzi. "Il braccio armato" contro l'esercio più morale al mondo. Il primo un mostro da sconfiggere il secondo quasi un esercito della salvezza.

Le incursioni aeree di questi giorni sarebbero servite appunto a creare corridoi: «Il nostro attuale livello di mobilitazione è tale che quando l’ordine arriverà, potremo muoverci nell’arco di un’ora», ha rivelato un’altra fonte. E ieri sera il governo ha autorizzato la chiamata alle armi di 75mila riservisti.

Le incursioni aeree sono servite a creare corridoi. Ma come, non era per difendersi dai petardi di Hamas???? E la moschea ed il campo profughi si trovavano dunque in mezzo al "corridoio"? Che cosa ne sarà dei palestinesi? Nella stretta striscia nella quale Israele ha confinato i gazawi c'è una tale densità demografica, li vogliono spingere via di li? E come?

Mentre la guerra di nervi non accenna a diminuire, 
La guerra di nervi? Ne lascia di morti sul terreno per essere solo una questione neuorologica! Intanto Bibi incassa l'ok allo sterminio da parte del Premio Nobel per la pace Obama e, si precisa nell'articolo, l'Iran ha invitato ad azioni di rappresaglia, come a suggerire "Vedete? Israele è circondato da nemici dai quali si deve difendere".

L'articolo intero si trova qui.

Non va meglio il Corriere che titola:

L'esercito israeliano pronto ad entrare a Gaza
Tornano a suonare le sirene a Tel Aviv
Le truppe pronte ad agire intanto riprendono gli allarmi antimissile. Quarantadue morti nella Striscia di Gaza

Annuncia l'imminente invasione della Striscia, sottolinea come tornano a suonare le sirene a Tel Aviv E SOLO DOPO SI PRECISA il numero dei MORTI palestinesi cioè 42.
Scandaloso e vigliacco. I morti gazawi sono ben poca cosa rispetto alla "paura" che vivono in Israele. Sulla testa dei palestinesi non si odono sirene ma solo il rumore dei caccia, il suono della morte imminende per molti di loro. Questo articolo è di ieri pomeriggio, più o meno quasi contemporaneo a quello della stampa. Ma a differenza di quest'ultima, qui si precisa che i morti sono già 45. Si vede che le fonti palestinesi di cui la stampa dice di avvalersi non ne erano al corrente. Telefonino a quelli del corriere e si mettano d'accordo. Sei bambini sotto i sei anni sono stati assassinati. Ma il dispiacere per la perdita è tutta per i tre soldati israeliani.

Secondo l'ufficio del premier israeliano, scrive il portavoce su Twitter, solo il 4% dei razzi è però atterrato nello Stato ebraico. Almeno 60, afferma, hanno colpito civili palestinesi nella stessa Striscia di Gaza.
A maggior ragione quindi, se così fosse, ovvero che i palestinesi si fanno del male da soli visti i potenti armamenti cui secondo la stampa pare siano in possesso (il braccio armato di Hamas) perché tutto questo panico in Israele? Se solo il 4% dei razzi finisce nello Stato ebraico? Vale l'olocausto palestinese?
Non c'è spazio per approfondire questi interrogativi sul Corriere? 
Ripropongo un documentario dal quale ovviamente non è scaturito alcun provvedimento di giustizia verso le vittime, tanto per comprendere chi e con quale cattiveria agisce contro la pace.

ARMI MISTERIOSE A GAZA Microtecnologie per Amputazioni

 Antemprima descrizione:

About this episode Documentato per la prima volta l'utilizzo di micro tubi di carbonio per costruire armi non convenzionali utilizzate a Gaza “Ho esaminato le immagini gli spettri e le tabelle dei campioni che avete preso a Gaza dopo la recente guerra e mostrano con molta chiarezza che sono state utilizzate in quel posto delle armi basate su nano sistemi e questa è una delle prime prove evidenti che i nano sistemi soprattutto i nano tubi a carbonio possono essere utilizzati con efficacia distruttiva molto forte.

Ecco due  articol che nobilitano il giornalismo e soprattutto onorano la verità:

Colonna di Nubi. Perché una nuova guerra contro Gaza? Thierry Meyssan, Rete Voltaire Damasco (Siria) 17 novembre 2012 su Aurora



Gaza: l’invasione di terra è solo questione di tempo

Lo scopo di influire sul voto di gennaio è palese: erano in corso trattative con Ahmed Jabari – ucciso mercoledì da Tshaal – per una tregua

Alessia Lai

È un copione tristemente già visto.
Sono sacrifici umani quelli che Israele fa, ciclicamente, per mostrare al mondo chi ha veramente il potere nella terra di Palestina. Come accadde in occasione di “Piombo Fuso”, l’operazione a cavallo fra il 2008 e il 2009 fece più di 1400 morti in 20 giorni di bombardamenti - 800 erano donne e bambini – l’altare di questo nuovo olocausto palestinese sono le urne elettorali. Tra pochi mesi, a gennaio, Benjamin Netanyahu si ripresenterà alle elezioni e una nuova offensiva contro Gaza gli garantirà di certo i voti delle destre radicali israeliane. Sarebbe altrimenti inspiegabile un’operazione militare arrivata poche ore dopo la disponibilità manifestata da Hamas e dalla Jiad islamica a una tregua, anche unilaterale. Ahmed Jabari, il capo dell’ala militare di Hamas la cui uccisione mirata ha dato inizio all’operazione “Colonna di nuvole”, è stato eliminato mentre era in corso una trattativa per stabilire una tregua permanente con Israele.
A sostenerlo è stato in una intervista a Ha’aretz il pacifista israeliano Gershon Baskin, in passato mediatore tra Israele e Hamas per il rilascio di Gilad Shalit e da allora in contatto con il movimento islamista e l’intelligence egiziana. Ma da Tel Aviv la versione ufficiale rimane quella della reazione ai lanci di razzi da parte di Hamas e di altri gruppi palestinesi, le stesse motivazioni di quattro anni fa. Cambia solo lo schieramento politico, allora a guidare Israele era una coalizione di centrosinistra che non riuscì ad essere riconfermata a causa del passaggio del laburista Barak tra le fila della alleanza di centrodestra guidata da Netanyahu. Lo stesso Ehud Barak che da allora ha mantenuto il suo incarico di ministro della Difesa, attraversando intonso due schieramenti opposti e segnando la continuità tra “Piombo Fuso” e “Colonna di Nuvole”. Una continuità, nei metodi e nelle strategie, confermata - pur con l’intenzione di negare un collegamento con l’imminente voto - dall’ambasciatore israeliano in Italia Naor Gilon, che ha evidenziato come “tutti i maggiori partiti israeliani d’impronta sionista” siano favorevoli - senza distinzioni fra maggioranza e opposizione - all’azione militare scatenata mercoledì, osservando che questa è stata ordinata da “un governo di centrodestra” mentre l’operazione “Piombo Fuso” fu decisa da “un governo di centrosinistra”. La guerra, insomma, è un’opzione che trova sempre appoggio tra i politici israeliani. Come pure tra i loro alleati internazionali. Ieri il presidente americano Barack Obama ha avuto un colloquio telefonico con il premier israeliano Benjamin Netanyahu sui raid a Gaza. Un’ora di telefonata durante la quale Obama ha avuto modo di parlare anche con il presidente israeliano Shimon Peres. Il neo rieletto presidente Usa ha ribadito a Netanyahu l’appoggio degli Stati Uniti a quello che ha definito “il diritto di auto difesa di Israele”. Totale appoggio a Tel Aviv è arrivato anche da Londra, che nelle parole del ministro degli Esteri, William Hague, ha accusato Hamas di avere la “principale responsabilità” della nuova crisi, affermando che la resistenza palestinese dovrebbe cessare “immediatamente” i lanci di razzi. Più o meno le stesse parole di Ban ki moon, che parlando telefonicamente con Netanyahu ha ribadito la sua ferma condanna del lancio di razzi da Gaza, limitandosi a invitare Tel Aviv ad avere reazioni misurate.
Sullo sfondo di queste chiacchiere le vittime dei bombardamenti israeliani restano fotografie un po’ splatter da relegare ad effetto secondario del diritto all’autodifesa israeliana. Talmente marginali da non meritare nemmeno una dichiarazione formale al termine della riunione indetta d’urgenza mercoledì sera dal Consiglio di Sicurezza Onu. Le uniche voci indignate sono state quelle dei Paesi arabi, primo fra tutti l’Egitto dei Fratelli Musulmani, che ha deciso tra l’altro la riapertura del valico di Rafah per permettere l’evacuazione dei feriti e la consegna di aiuti ospedalieri all’enclave palestinese. “Gli israeliani devono capire che l’aggressione contro Gaza è inaccettabile e che non potrà che portare all’instabilità nella regione”, ha affermato ieri il presidente egiziano, Mohamed Morsi, “braccato” da Obama, Ban Ki moon e dalla stessa Tel Aviv perché si faccia garante di una sorta di mediazione, che in realtà a questo punto sarebbe un cessate il fuoco unilaterale palestinese. Se Mubarak fosse ancora al suo posto gli israeliani e i loro alleati non avrebbero di che preoccuparsi, ma la nuova dirigenza egiziana potrebbe riservare sorprese. Il governo de Il Cairo ha convocato ieri una riunione straordinaria per esaminare la situazione a Gaza e pare che il capo dei servizi segreti egiziani, il generale Mohamed Raafat Shehata, sia rientrato all’improvviso nel Paese da una visita in Turchia. Dopotutto il confine con Israele è lungo e sensibile e pare che gruppi di jiadisti si stiano muovendo nel Sinai con l’intenzione di agire. In ogni caso, almeno per ora e cioè finché Washington non minaccerà di sospendere i fondi  destinati alla Difesa egiziana, Il Cairo è apertamente schierata al fianco di Gaza. Tanto che il primo ministro egiziano Hisham Qandil si recherà oggi nella Striscia “accompagnato da numerosi ministri”, ha dichiarato ieri un portavoce del governo di Hamas, Taher al Nounou. L’offensiva israeliana fino a ieri pomeriggio aveva causato 15 morti, tra i quali diversi bambini e una donna incinta, e centinaia di feriti, alcuni dei quali in gravi condizioni.
La risposta palestinese avrebbe fatto invece tre morti nella cittadina Kiryat Malachi. Una controffensiva che si è spinta sino a Tel Aviv, nelle cui vicinanze è caduto un missile lasciato dalla Jiad islamica senza però causare danni. Un fatto che non accadeva da molti anni e che potrebbe far inasprire la reazione dell’esercito israeliano che già nei giorni scorsi non aveva escluso la possibilità di un attacco via terra alla Striscia e aveva richiamato i riservisti in vista di un’escalation militare. Ieri pomeriggio le forze armate di Tel Aviv hanno iniziato a concentrare carri armati lungo il confine con l’enclave palestinese. L’invasione sarebbe un’ulteriore dimostrazione dello “sproporzionato” uso della forza da parte di Tshaal denunciato ieri dal portavoce del ministero degli Esteri russo, che citato dalla Ria Novosti ha definito “completamente inaccettabile” la reazione di Israele, riferendosi ai bombardamenti della notte tra mercoledì e giovedì. Ma la spirale è stata oramai innescata: Hamas ieri pomeriggio ha respinto qualsiasi ipotesi di tregua. “Non ci esporremo ad altri inganni orditi dalle forze di occupazione”, hanno detto durante una conferenza stampa a Gaza, trasmessa in diretta da Al Jazeera, i due portavoce Fauzi Barhum e Sami Abu Zah. Parole dalle quali si intende che effettivamente erano in corso dei negoziati per una tregua, falliti con l’uccisione del principale interlocutore. “Gli israeliani hanno cominciato la guerra - hanno concluso i due - ma non hanno il potere di deciderne la fine”.


16 Novembre 2012  - Rinascita



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