domenica 16 settembre 2012

"Il Punto", rubrica a cura di Monia Benini.
In questa puntata....(clikka per vedere video)


False flag e problemi veri. Il debito

C'è un incendio che divampa in tutta la casa e c'è chi si 'difende' dando acqua alle piante in balcone. Legge elettorale, introduzione del semi-presidenzialismo, difesa dell'art. 18. Battaglie che non mirano al cuore del sistema, posizioni che non scalfiscono minimamente la dittatura delle banche e della grande finanza. E invece, sarebbe possibile agire, come in passato, contro il grande inganno che ci tiene prigionieri: il debito. Chi ci governa lo sa e ha una paura folle dei cittadini informati. Per questo Monti chiede al Consiglio Europeo la convocazione di un incontro straordinario a Roma contro il "populisimo e l'antieuropeismo strisciante" e per "evitare il nascere di questi fenomeni." 
 
Monia tocca molti nervi scoperti. Uno dei quali mi infastidisce non poco, ovvero il solito riciclaggio delle anime belle che con iniziative referendarie vanno a caccia dell'ennesima investitura "democratica". Adesso senza lo psiconano è dura nascondere la propria natura pro-banchiera e imperialista. Curioso come costoro non abbiano minimamente esortato ad uno sciopero generale o invocato mobilitazioni di massa, mentre il duo Monti-Fornero cancellava l'art 18. Ora, la banda dei politically correct indende indossare nuovamente i panni dei "combattenti" a suon di carte. Poco importa se il referendum per l'acqua pubblica, diventato strumento di campagna elettorale per i partitini in cerca di un posto al sole, non abbia sortito alcun effetto. L'acqua, continua ad essere privata, privatizzata e privatizzabile, a partire proprio dalle amministrazioni rosse di vergogna per le quali hanno fatto propaganda. Il bello poi è che costoro si "indignano" per il referendum contro l'euro proposto da Maroni (Lega). Mannaggia, dopo aver copiato il nome Per il Bene Comune ad un partito distintosi per onestà e rimasto ai margini avendo deciso di rifiutare ogni inciucio, i partitini della galassia sinistroide ora si indispettiscono se qualcun altro si diverte a giocare allo stesso gioco. Da che pulpito. I signori de "il debito noi non lo paghiamo" bluffano, come è ovvio aspettarsi da chi ricopre il ruolo del gatekeeper. Questi signori sono fermamente convinti della necessità di rimanere nell'Europa e nell'euro, percavallano il regime della troika. E' vero, però, che nutrendo la velleità di illudere i cittadini riguardo alla loro purezza adamantina si fanno portavoce, estensori e promotori di tanto assurdi quanto patetici "appelli", rivolti a chiedere agli aguzzini banchieri europei di essere meno avvoltoi, riformando le istituzioni europee, appena riformate con l'unico scopo di strozzarci meglio. Dei geni, doppiogiochisti.
 
Dalla democrazia al populismo.
Una volta, un sistema nel quale  il popolo decideva del proprio destino si  chiamava democratico. Poi è diventato regime democratico eterodiretto da una congrega di banchieri e lobbisti riuniti in quella loggia di Francoforte e Bruxelles. Chiunque non gradisse i loro diktat veniva definito POPULISTA. Probabilmente nel giro di poco tempo il populismo sarà introdotto come reato e come pena sarà prevista la revoca delle libertà "civili" (quali siano rimaste mi sfugge). Il tribunale morale che si erge a giudice e taccia di populismo, sovranismo, nazismo e quant'altro già esiste da tempo. Sono i guardiani della "democrazia", quella politically correct ovviamente.  Per la gioia di Mario Monti, perfino Anonymous e Partigiani del terzo millennio vario si sono assunti "l'oneroso" compito di mettere alla gogna chiunque non apprezzi come si deve l'europeismo.
Strano, il fulcro della democrazia un tempo era il popolo, ora i democratici sono rigorosamente a guardia degli interessi dell'élite.

Un bellissimo articolo di Rodolfo Ricci:

Uno spettro si aggira per l’Europa: il Populismo.
Cosa sia di preciso nessuno lo ha capito, ma il termine prolifera: in bocca a sprovveduti di varia provenienza, riempie ormai i comizi d’amore e d’odio, le pagine di tanta stampa, in Europa e in Italia soprattutto, dopo il varo della campagna d’autunno del partito di Repubblica, rinvigorito da quella altrettanto possente, de L’Unità.
Fino a qualche decennio fa, lo spettro si aggirava per altri lidi. In particolare in America Latina dove alcuni sostengono che sia nato all’epoca di Jan Domingo Peron. Oppure per il vasto panorama del terzo mondo asiatico e africano, i cui leader nazionalisti (in particolare i nazionalizzatori delle risorse locali) erano spesso aggettivati come tali: populisti.
Poi, sterminato l’impero del male (il socialismo reale) – i cui leader per la verità non furono mai aggettivati come populisti – e chiuse per sempre le residue ambizioni delle sinistre occidentali, lo spettro cominciò a farsi strada in Europa, fino a diventare un fenomeno di un certo fragore con l’inizio della grande crisi: leader populisti salgono alla ribalta in Austria, in Olanda, In Italia, in Francia, in Ungheria. 
Già questo dovrebbe farci riflettere: che se il populismo si fa strada in Europa, non sarà forse che l’Europa stia assomigliando al terzo mondo ? E un’altra riflessione CONTINUA SU CORI IN TEMPESTA
 
 

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