venerdì 29 giugno 2012

All'ottimo articolo di Italo Romano, posso solo aggiungere che se non abbiamo diritto ad un posto di lavoro, tra l'altro non lo abbiamo mai avuto, nonostante si sia sempre subordinato il diritto di vivere un'esistenza dignitosa al lavoro, in tutta evidenzia non abbiamo neppure il diritto di vivere. A prescindere dal fatto che tale lavoro sia utile o peggio ancora dannoso, a prescindere dall'entità dell'elemosina che viene corrisposta sotto forma di salario, se non si lavora in virtù di questa logica è giusto che si crepi per strada.

Questo è l'avanzato "stato di diritto" in merito al quale tanto ci pavoneggiamo. Ad oggi non viene riconosciuto nemmeno un reddito minimo di cittadinanza,  perché lor signori della casta e parassiti delle banche ritengono tale strumento un incentivo alla "pigrizia".

Non importa se il loro  "lavoro" causa l'ecatombe nella quale NOI comuni cittadini siamo immersi. LORO distruggono posti di lavoro (1626 aziende muoiono ogni giorno) e la colpa sarebbe NOSTRA comunque. Ma perché loro invece hanno diritto di occupare quelle poltrone? Hanno diritto di chiedere tasse su tasse per pagare un debito usuraio illegittimo?

Barbara

 Se il lavoro non è più un diritto

Via libera definitivo dalla Camera dei deputati al ddl di riforma del mercato del lavoro, che ora è legge. I sì sono stati 393, 74 i contrari, 46 gli astenuti. Dopo le due votazioni di martedì, l’aula di Montecitorio ha votato la quarta e ultima fiducia chiesta dall’esecutivo. Monti aveva raccomandato di approvare la riforma prima del vertice Ue del 28-29 giugno, per mostrare che l’Italia non è solo un Paese con i conti in ordine, ma che ha anche approvato quelle «riforme strutturali» senza le quali la Germania non vuole cedere alla messa in comune delle garanzie sul debito. Il presidente del Consiglio ha anche aggiunto che, subito dopo il voto finale, scriverà al presidente del Consiglio europeo, per sottolineare i «progressi» dell’Italia nelle riforme strutturali.
Mario Monti ha fretta di dimostrare di essere un ubbidiente maggiordomo dei poteri forti internazionali. Ora potrà andare al vertice a testa alta, senza vergogna, perchè nel suo paese i diritti dei lavoratori sono stati drasticamente ghigliottinati per rendere concorrenziale i lavoratori italiani sul mercato schiavista del lavoro del sistema del capitale.
Ovviamente non si deve mettere in comune nessun debito, è solo un astruso giochetto per ridurre al minimo i diritti sociali, sostituendoli con la più competitiva e “moderna” legge della giungla.

Elsa Fornero, Ministro del Lavoro e delle Politica Sociali rispondendo alle critiche italiane ed estere sul suo ddl del “mercato del lavoro” ha così commentato in una intervista al Wall Street Journal:
“Stiamo cercando di proteggere le persone, non i loro posti. L’attitudine delle persone deve cambiare. Il lavoro non è un diritto, deve essere guadagnato, anche attraverso il sacrificio”.
Il ministro ha cercato poi di precisare il senso delle sue parole (così nell’originale: «We’re trying to protect individuals not their jobs. People’s attitudes have to change. Work isn’t a right; it has to be earned, including through sacrifice»): «Il diritto al lavoro non è mai stato messo in discussione come non potrebbe essere mai visto quanto affermato dalla nostra Costituzione. Ho fatto riferimento alla tutela del lavoratore nel mercato e non a quella del singolo posto di lavoro, come sempre sottolineato in ogni circostanza».
Su internet si è scatenato il putiferio.
Dico io, invece di indignarvi sul web perchè non scendete giù in strada? Non necessariamente a spaccare le vetrine, ma a parlare con il vostro vicino di casa. Iniziate ad aggregarvi, chiudete quel cesso di televisione, scambiatevi le vostre esperienze, le vostre conoscenze e i vostri sogni altrimenti se rimaniamo ognuno a casuccia con il suo computer ci distruggeranno.
Smantellano i diritti e lo stato sociale, vi meravigliate? Ancora?
Elsa Fornero è un tecnico profumatamente pagato dalle élite finanziarie per sfaldare il walfare italiano. Sta solo eseguendo freddamente il suo compito.
E’ una “figlioccia” dei banchieri: collaboratrice della Banca Mondiale ed ex Banca Intesa San Paolo. Cosa vi aspettavate? Pensate davvero che dei tecnici e/o un gruppo di uomini totalmente estraniati dalla realtà possa fare il bene del popolo? Ingenui.
La reazione dei camerieri dei banchieri è stata come sempre da premio nobel per il servaggio:
Mi congratulo pubblicamente con il ministro Fornero per la tenacia e determinazione mostrate nel portare a conclusione una riforma del mercato del lavoro che rappresenta, nelle condizioni date, un esempio di riformismo”. Con queste parole,Anna Finocchiaro, ha motivato in aula il voto favorevole del PD all’abolizione dell’articolo 18.
Ricordo che queste sono persone di “sinistra”, elette da voi popolo, per difendere i vostri diritti nelle sedi opportune. In realtà il Partito Democratico è il serbatoio politico dove si riversano tutti coloro i quali nella loro carriera professionale hanno seguito un determinato percorso tracciato dalla élite della grande finanza, un percorso di intellettualismo radical chic o un percorso di “normale” egoismo sociale smithiano mascherato da perfetto buonismo.
Queste sono i fatti, nudi e crudi.
Ora voglio condividere una mia personalissima riflessione.
L’Italia è una Repubblica basata sul lavoro“, così recita il primo articolo della Costituzione italiana. Scorrendo un paio di articolo più giù, articolo 4, possiamo leggere:  “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto“.
Diritto che mai è stato garantito a tutta la popolazione. Men che meno oggi, dove il regime del capitale globalizzato ha assorbito e caotizzato i basilari concetti di “civiltà”. Lo scrivo sinceramente, ad oggi, in questo sistema lavorare non è più un diritto garantito, ma un dovere da guadagnarsi con sangue e sudore, possibilmente a spese di qualcun’altro.
Esso diventa un finto diritto nel momento in cui il cittadino, o forse è meglio chiamare le “cose” con il proprio nome, il consumatore, inserito forzatamente, sin da bambino, in questo manicomio legalizzato, si accorge che senza la loro concessione del lavoro è destinato a soccombere, a deambulare vivacchiando di stenti, speranze e promesse non mantenute.
In un paese civile e progredito la vera lotta non dovrebbe essere contro il precariato o a difesa dell’art.18. La massa popolare dovrebbe pretendere che una stato di diritto fornisca la sussistenza necessaria ad ogni cittadino per vivere dignitosamente. Il lavoro dovrebbe essere una passione, un soddisfacimento per nobilitare il proprio essere e per esaltare il bene comune e non un mero appagamento individualistico di aspirazioni personali o la corsa sfrenata al raggiungimento dei falsi miti imposti dal neoliberismo relativista materialista.
Bisognerebbe sollevarsi contro la competitività, contro la produzione di massa di oggetti inutili, contro il lavoro schiavista che priva di una vita serana milioni di persone.
Oggi lavoriamo per comprarci case in cui non riusciamo a stare perchè dobbiamo lavorare per pagarle. Capite la follia di questo sistema? Acquistiamo merci e feticci tecnologici di dubbia utilità e/o comunque superflui, e per fare questo cediamo o promettiamo di cedere la nostra forza lavoro. Siamo schiavi moderni, lo sentite? E’ una maledettissima trappola!
Dobbiamo abdicare i principi cardine del sistema capitale, umilmente dobbiamo ricostruire noi stessi, il nostro sentire le ingiustizie degli altri come le nostre ingiustizie. Noi siamo una creature mostruose, figli di un sistema demoniaco, a cui ci siamo chinati in adorazione perpetua. Abbiamo rinnegato il nostro vero essere, fatto di altruismo, serenità e semplicità.
E’ ora di alzare la testa. E’ giunto il momento di combattere per le cose che valgono davvero. E’ l’ora di un nuovo umanesimo. Che questo sia solo un caos Prerinascimento! Usiamo questa crisi come l’occasione per scrollarci di dosso il pesante fardello della dittatura del capitale.
Rompiamo le catene. Torniamo umani.

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