martedì 12 luglio 2011

Il Berlusca è al tramonto, scomparso dalle scene. I suoi litigano e tengono in vita il moribondo esecutivo solo per la poltrona. Il Paese, o almeno buona parte di esso, invoca elezioni anticipate per poter finalmente mandare al governo "gente responsabile per salvare il Paese".
Faremmo bene ad approfondire chi è e cosa farà in realtà questa gente, che ci apprestiamo a votare con tanto entusiasmo e sollievo immaginando finalmente un'Italia liberata. Interessanti lumi ce li fornisce Enrico Letta, uno dei massimi rappresentanti del CLN PD, in questa intervista uscita su Repubblica.
Sottolineando che il partito si muove "sulla linea del Colle", onde fregiarsi della benedizione del Presidente che, si sa, in Italia è più indiscutibile dello stesso Pontefice ed è "amatissimo" per default, ecco che Letta ci spiega la ricetta che verrà cucinata non appena Berlusconi finirà nel suo sarcofago egizio.
E cosa annuncia Letta? Ma naturalmente, la sua specialità: privatizzazioni. Di quel che resta delle nostre proprietà, dopo che le hanno ben bene distrutte, rese inefficienti, svalutate, pensando a Poste, Ferrovie, Eni, Enel, Finmeccanica e alle 20 mila aziende partecipate degli enti locali. Privatizzate, in mano a corrotti prenditori italiani o a rapaci prenditori stranieri. Riesco quasi ad immaginarmeli, ammassati ai confini, mentre si fregano le mani pensando di piazzarle finalmente su bocconcini golosi quali ENI, che sta pestando i piedi davvero a troppi.
E infatti Letta, col promettente slogan di Progetto Italia, annuncia il lancio di "due nuovi campioni nazionali": evviva! Naturalmente, nulla di davvero "nazionale": con una golden share pubblica e una gestione manageriale, si strappa via Snam Rete Gas dal controllo ENI (e Gazprom...), cosa auspicata da tempo e da molti, per farne un Polo sul "modello inglese" (sarà un indizio?).
Letta dice anche che Il Pd si candida ad essere il country party, il partito dell'Italia. Sarà che il mio inglese non è perfetto come il suo, ma io traduco "country party" con "sagra paesana". E mi pare assai più appropriato.

Debora Billi

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