giovedì 7 aprile 2011

Deficit, rischio paralisi per gli uffici del governo

Battaglia al Congresso per il finanziamento del budget annuale. Senza compromesso, in standby tutti i servizi “non essenziali”

Restano meno di 48 ore, al Congresso Usa, per scongiurare il rischio “shutdown”. Significa che, in caso di mancato accordo per il finanziamento del debito pubblico e del budget per i programmi dell’anno fiscale in corso – che scade a settembre – il governo statunitense potrà garantire solo i servizi essenziali: polizia, esercito e pompieri. A essere disattivati a tempo indeterminato sarebbero biblioteche, parchi, emissione passaporti e atti amministrativi, Nasa, agenzie federali. Bloccati anche gli stipendi pubblici.


Al momento la situazione è in stallo,
con i repubblicani – che hanno conquistato la maggioranza alla Camera alle elezioni di Mid term – disposti ad assicurare i fondi necessari solo se l’amministrazione Obama sarà disposta a tagliare 68 miliardi di dollari dal budget 2011. Cifre distanti da quelle dei democratici, disponibili solo a un taglio di 33 miliardi.

I repubblicani proseguono così in quella che si è delineata come la strategia per le elezioni del 2012: annullamento della riforma sanitaria di Obama, smantellamento del già esiguo welfare americano e ridimensionamento della previdenza pubblica.

La Casa Bianca, che ha già rifiutato la proposta di una misura di emergenza da 12 miliardi del repubblicano Bohener per scongiurare lo “shutdown” e tenere aperti gli uffici e servizi per altri sette giorni, si misura con il divided governmment e l’esigenza di non dare l’impressione di governare “settimana per settimana” temuta dall’amministrazione Obama alle elezioni di novembre.
 



America sull'orlo del baratro fiscale: rischio di chiusura per gli uffici del governo

America sull'orlo del baratro fiscale. Nell' immediato rischia una paralisi del governo: il blocco a tempo indeterminato delle sue attività non essenziali (biblioteche e parchi chiusi, bloccata l'emissione di passaporti e molti atti amministrativi, Nasa e altre agenzie federali ferme, niente stipendio per gran parte dei dipendenti pubblici compresi i militari non combattenti) scatterà dopodomani sera se non si troverà «in extremis» un compromesso sul finanziamento del deficit di quest'anno.

Ieri il direttore del bilancio della Casa Bianca ha ordinato ai capi di tutte le amministrazioni di preparare piani d'emergenza definendo caso per caso chi continuerà a lavorare anche in caso di «shutdown» perché svolge mansioni vitali e chi da lunedì dovrà restare a casa. Alzando lo sguardo sul medio-lungo periodo, poi, da ieri il Paese ha davanti agli occhi il primo piano concreto - quello dei repubblicani - di rientro del debito federale dagli attuali rischiosissimi livelli. Un piano che non solo annulla la riforma sanitaria di Obama ma prevede anche il pratico smantellamento del sistema di «welfare» americano che è già assai più leggero di quelli europei: niente più sanità garantita per anziani e poveri e ridimensionamento della Social Security, la previdenza pubblica. Un piano drastico, potenzialmente impopolare, politicamente molto rischioso: eppure i repubblicani sembrano decisi ad andare alle elezioni del 2012 sventolando le bandiere di «meno tasse, meno assistenza pubblica, meno deficit» contro un Obama accusato di non avere il coraggio di affrontare una crisi fiscale di cui, pure, riconosce la gravità.

L'emergenza, immediata, come detto, è quella legata al braccio di ferro sul deficit di quest'anno in atto al Congresso: in ballo i soldi necessari per far funzionare il governo nei sei mesi rimasti da qui alla conclusione dell'anno fiscale 2011 (che scade a fine settembre). I repubblicani sono disposti ad assicurare i fondi necessari all'Amministrazione Obama solo se le spese «vive» verranno tagliate subito di 68 miliardi. I democratici non sono disposti ad andare oltre quota 33 e accusano i loro avversati al Congresso di essersi irrigiditi per puro puntiglio ideologico su una misura che, applicata all'improvviso, rischia di demolire un pezzo di economia reale. I negoziati procedono febbrili, ma ogni ora che passa le possibilità di accordo si assottigliano, anche perché ieri mattina è fallito anche il negoziato «pilotato» da Obama che aveva convocato alla Casa Bianca i leader dei due rami del Congresso. Incalzato dalla destra radicale dei «Tea Party» che già minaccia di chiedere agli elettori del suo collegio di bocciarlo nel voto del 2012, il leader della maggioranza repubblicana alla Camera, John Boehner, non si è sentito di accettare un compromesso. Fin qui, in assenza di accordo, il cosiddetto «shutdown» dell'Amministrazione - un evento dalle conseguenze economiche e sociali pesanti che non si verifica dal 1995, ai tempi dello scontro tra Bill Clinton e i repubblicani di Newt Gin-grich - è stato evitato con misure-tampone che hanno rinviato il blocco prima per due settimane e poi, ancora, per tre. Boehner, successore di Gingrich, vorrebbe evitare di arrivare alla paralisi del governo, uno sviluppo comunque impopolare. Così ha proposto un altro tampone: 12 miliardi di dollari di tagli per tenere aperti uffici e servizi pubblici un'altra settimana e nel frattempo continuare a negoziare. La Casa Bianca, però, stavolta è orientata a rifiutare questa misura d'emergenza nel timore di scivolare sulla china di una gestione del Paese decisa settimana per settimana, col fiato sul collo del Congresso, in un clima d'incertezza totale. La questione si sta facendo drammatica anche perché, se rompe coi repubblicani, il governo rischia di non ottenere l'aumento del tetto del debito pubblico che deve essere votato dal Congresso entro il 2 maggio: misura indispensabile per evitare il rischio di insolvenza del Tesoro federale, come ha sottolineato anche ieri il ministro Tim Geithner.

Sullo sfondo, come detto, per Obama si sta, poi, delineando la sfida più grossa: quella della ridefinizione dell'impianto di una spesa pubblica che viaggia verso livelli insostenibili. Il piano presentato ieri presidente della Commissione Bilancio della Camera, Paul Ryan (con l'appoggio di Boehner) è drastico: basti dire che, se fosse approvato, chi oggi ha più di 55 anni non avrebbe più accesso, una volta in pensione, alla sanità pubblica Medicare. Riceverebbe solo un contributo federale per comprarsi una polizza privata. Ma è, comunque, una prima proposta concreta per tagliare di 4400 miliardi il debito pubblico in dieci anni.

Anche Obama aveva chiesto qualcosa di simile alla Commissione da lui costituita per affrontare il problema. Ma le conclusione degli esperti «bipartisan», consegnate alla Casa Bianca a dicembre, sono finite in un cassetto.

Massimo Gaggi - Corriere 

0 commenti:

Posta un commento