giovedì 10 marzo 2011


L'Unione Europea, o meglio, questo organismo a servizio delle lobbies non contenta del regalo di sangue di animali (ovvero la inutile e dannosa VIVISEZIONE) per arricchire ancora di più Big Pharma, si appresta ad ingrassare tale lobby consegnandole anche tutto il comparto erboristico.
Naturalmente lo fa solo ed esclusivamente nell'interesse del cittadino, non ne dubitiamo.
Barbara

 Vieteranno tutti i prodotti erboristici


Il 1° Maggio 2011 i cittadini europei subiranno il più micidiale attacco alla loro libertà personale che la storia ricordi: la fine della possibilità di curarsi con prodotti erboristici dall'utilizzo millenario.
Le multinazionali farmaceutiche, i veri padroni del mondo e dell'economia reale, coloro che comandano la Finanza e i nostri politici, che decidono - nel bene e nel male - del nostro futuro, hanno deciso di eliminare la concorrenza, da loro considerata sleale, dei rimedi naturali con i quali l'umanità si è curata e si cura da millenni. Il primo Maggio 2011 entrerà infatti in vigore la Direttiva 2004/24/CE che modifica, per quanto riguarda i medicinali vegetali tradizionali, la direttiva 2001/83/CE, del 6 novembre 2001, che disciplina i “medicinali per uso umano”.
Ma vediamo cosa prevede l'articolo 16 quarter, (paragrafo 1 lettera c):
La documentazione bibliografica o le certificazioni di esperti comprovanti che il medicinale in questione o un prodotto corrispondente ha avuto un impiego medicinale per un periodo di almeno trent'anni anteriormente alla data di presentazione della domanda, di cui almeno 15 anni nella Comunità.
In pratica (e questa è l'assurdità della Direttiva!), se una azienda (dopo il 1° Maggio 2001), vorrà vendere un prodotto erboristico (pianta o parti di pianta) descrivendo sulla confezione le caratteristiche “terapeutiche” e/o “curative”, tale prodotto, anche se viene di fatto utilizzato da migliaia di anni, verrà considerato alla stregua di un “farmaco di sintesi”, e, come tale, dovrà sottostare a tutti gli obblighi, sperimentazioni (prove chimico-fisiche, biologiche, microbiologiche, farmacologiche, tossicologiche e cliniche ) e autorizzazioni previste per i farmaci chimici.
Le stime delle spese di registrazione vanno da 80.000 a ben oltre 150.000 euro per il singolo prodotto!

Secondo voi, una piccola o media azienda erboristica, può sobbarcarsi una spesa del genere?
Tale spesa se la potranno permettere solo le multinazionali farmaceutiche, quelle che hanno imposto la Direttiva ai politici europei (si badi bene che la responsabilità è anche dei parlamentari europei italiani, di tutti gli schieramenti politici!).
Davanti a questo scempio della nostra libertà, tutti i media sono rimasti muti, come se il problema non ci riguardasse, dedicando per mesi (e fino alla nausea) i grandi titoli delle loro prime pagine all'harem di Berlusconi, al Ruby-Gate, alla casa di Montecarlo di Fini e al gossip per casalinghe frustrate.
I consumatori sono stati tenuti all'oscuro su questa Direttiva europea che vieta la maggior parte dei rimedi erboristici di uso comune. I prodotti erboristici non europei saranno i più colpiti, visto che a tutt'oggi non è stato approvato un solo rimedio erboristico tra quelli usati dalle due più importanti tradizioni, quella ayurvedica (India) e quella della medicina tradizionale cinese (MTC).
Saranno vietati anche gli integratori alimentari contenenti qualunque erba medicinale che non sia autorizzata.
La nuova legislazione dice di voler mettere in primo piano la sicurezza dei consumatori rendendo obbligatoria l'indicazione, sulle etichette dei prodotti erboristici approvati, dei possibili effetti collaterali e interazioni con altri farmaci. Ma è probabile che i consumatori attenti alla salute restino sorpresi di trovare nella lista una vasta pletora (oltre 100) di additivi “cattivi”, nella maggior parte dei prodotti registrati (ma non tutti). Tra questi, il detersivo laurilsolfato di sodio, i controversi edulcoranti aspartame e ciclamato di sodio, conservanti artificiali come ad esempio l'E215, l'E217 e l'E219, e vari polimeri, come il copolimero di butil metacrilato (BA), il polivinilpirrolidone e l'alcool polivinilico (PVA). Quest'ultimo è riconosciuto dalle autorità governative per causare il cancro negli animali da laboratorio.
Tra i prodotti che non potranno più essere commercializzati vi è la Graviola, un prodotto naturale ricavato da una pianta amazzonica con il quale è possibile curare il cancro. Conosco questa sostanza perché un mio conoscente, da circa 10 anni, tiene fermo un tumore alla prostata grazie a questa sostanza dal prezzo quasi irrisorio. In uno studio pubblicato sul Journal of Natural Products, è stato dimostrato che la Graviola non è solo confrontabile con l´Adriamicina (un farmaco antitumorale), ma la supera clamorosamente negli studi di laboratorio. Un composto della pianta ha distrutto selettivamente le cellule cancerose del colon con una potenza 10.000 (diecimila!) volte superiore a quella dell'Adriamicina.
Come la Graviola, tantissime altre potenti sostanze naturali come il Noni, l'Astragalo, le echinacee, etc., spariranno e diverranno introvabili. I consumatori potranno solo curarsi con rimedi chimici, quelli che hanno tantissimi effetti collaterali, contribuendo all'arricchimento delle multinazionali farmaceutiche.
In Europa gli unici che si stanno organizzando per opporsi allo scempio sopra descritto, sono gli aderenti all´Alliance for Natural Health International (ANH-Intl). Alliance for Natural Health International è un'organizzazione non governativa che opera per proteggere e promuovere approcci innocui, sicuri e naturali alla cura della salute. L´ANH-Intl agisce in un'ampia varietà di campi, incluso quella della libertà di scelta, e quello dell'uso di micronutrienti e di prodotti erboristici nella cura della salute.
L'organizzazione è stata fondata nel 2002 dal Dr Robert Verkerk, esperto internazionalmente apprezzato in tema di sostenibilità, che continua la sua leadership.
Nel 2003 l'NH ha fatto ricorso contro la direttiva europea sugli integratori alimentari, e questa causa è stata con successo portata alla Corte Europea di Giustizia all'inizio del 2004. La sentenza del 2005 ha significativamente chiarito aree della legge UE che non erano trasparenti riguardo agli integratori alimentari.
Recentemente il Dr. Verkerk ha dichiarato ai media che la sua Organizzazione intende avviare un procedimento di revisione giudiziale della direttiva comunitaria europea, partendo dall'Alta Corte di Londra, con la speranza di ottenere un rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia europea, contestando la norma per il fatto che essa è sproporzionata, non trasparente e discriminatoria, specialmente nei confronti delle tradizioni non-europee. L'Alliance for Natural Health International ha già raccolto circa 60.000 delle 90.000 sterline previste per finanziare le spese legali di questa fase iniziale.
Non posso che augurare a queste persone che stanno portando avanti una lotta per gli interessi di tutti, il successo della loro iniziativa.
Per chi volesse tentare di impedire questa limitazione della libertà personale di scelta terapeutica, è possibile firmare la petizione che trovate a questo LINK. Pochi minuti potrebbero fare la differenza!
Piero Nuciari
Ec Planet

2 commenti:

  1. Interessante articolo anche se purtroppo spiacevole. Invece di andare avanti si va indietro.
    Ciao Barbara

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  2. Dispositivi medici Vs Farmaci da banco

    Per commercializzare un farmaco da banco il titolare deve ottenere l’Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC) dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). Questo medicinale può essere prescritto dal medico per portarlo in detrazione del 19% allegando lo scontrino fiscale. Il farmaco da banco può essere oggetto di pubblicità presso il pubblico.
    Alla tv noto un proliferare di prodotti dichiarati “dispositivi medici”, spesso formulati con piante medicinali (sciroppi per la tosse, tavolette, gel e spray per il mal di gola, antiacidi per il bruciore e mal di stomaco, ecc.), che dovrebbero agire solo o prevalentemente per effetto meccanico/barriera. E questi godono degli stessi benefici dei farmaci da banco: detrazione, pubblicità, ecc. Il produttore (non farmaceutico) può commercializzare col marchio CE i dispositivi medici di classe I con un’autocertificazione, scansando anche le relative verifiche dell’AIFA sulla correttezza delle modalità di produzione.
    Come consumatore questo stratagemma non mi piace per niente.
    Cordiali saluti e buon lavoro.

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