lunedì 15 novembre 2010

L’Europa vuole sostituire il 10% della benzina con biocarburanti. Significa foreste distrutte e uomini affamati

Un altro no, grazie, ai biocarburanti. L’Unione Europea si è prefissa l’obiettivo di sostituire con i biocarburanti il 10% della benzina e del gasolio.

Un gruppo di associazioni ambientaliste fra cui Friends of the Earth Europe ha commissionato all’
Ieep (Institute for European environmental policy) uno studio sugli effetti di questa decisione.

Il risultato. La produzione di tutti questi biocarburanti richiederebbe una
superficie agricola grande due volte il Belgio. Significa che per nutrire i serbatoi bisognerebbe convertire in campi e piantagioni – da qualche altra parte del mondo – un’analoga estensione di foreste. In alternativa bisognerebbe lasciare senza cibo delle persone. E non solo.

Il
rapporto dell’Ieep si intitola “Anticipated Indirect Land Use Change Associated with Expanded Use of Biofuels and Bioliquids in the EU – An Analysis of the National Renewable Energy Action Plans”.

Il punto di partenza è il fatto che solo di recente i Paesi dell’Unione Europea hanno reso noto come intendono raggiungere il famoso
obiettivo 20-20-20 (20% di energia prodotta da fonti rinnovabili e 20% di risparmio energetico entro il 2020), che contempla anche il 10% di biocarburanti al posto dei carburanti tradizionali. Lo scopo è ottenere una riduzione delle emissioni di anidride carbonica, il principale gas dell’effetto serra che entra nell’atmosfera in seguito all’uso dei combustibili fossili.

Ebbene, il rapporto constata che i piani nazionali prevedono l’uso generalizzato di biocarburanti derivati da
colture alimentari: grano, semi di colza, canna da zucchero (ci sono alternative come ad esempio le alghe che, sebbene non necessariamente convincenti, non sottraggono terreno all’agricoltura).

Per produrre raccolti tali da soddisfare l’obiettivo europeo del 10% di biocarburanti, ha calcolato l’Ieep, servirebbe un’estensione di
terreno agricolo pari a 4,1-9,1 milioni di ettari.

E visto che non ci sono, bisogna
inventarli. Cioè convertire in campi e piantagioni, da qualche parte del mondo, un’equivalente superficie ancora vergine e non utilizzata dall’uomo. In pratica, distruggere foreste in un’area grande il doppio del Belgio, visto che da steppe, montagne e deserti si cava ben poco.

Gli alberi delle foreste sono
i polmoni del pianeta. Assorbono carbonio, contrastano l’effetto serra. Disboscare la superficie necessaria per ottemperare alla direttiva europea sui biocarburanti equivale a permettere che ogni anno entri nell’atmosfera una quantità di anidride carbonica compresa fra le 27 e le 56 milioni di tonnellate.

Altro che ridurre le emissioni. In particolare, questa ulteriore quantità di emissioni sarebbe pari a quella prodotta da ulteriori 12-26 milioni di autoveicoli circolanti sulle strade. Un clamoroso
autogol (o peggio), non certo una misura a favore dell’ambiente.

Il comunicato stampa di Friends of the Earth i biocarburanti europei conducono alla rovina ambientale e sociale

Il comunicato stampa dell’Ieep e lo studio completo: le conseguenze indirette dei biocarburanti europei


Blogeko

Biocarburanti più inquinanti della benzina. La ricerca che l’Unione Europea teneva nel cassetto


Biocarburanti anche quattro volte più inquinanti della benzina. Parola dell’unione Europea, che ha dovuto di malavoglia rendere pubblico un documento finora tenuto nel cassetto.

L’ha ottenuto l’agenzia di stampa
Reuters in base alle leggi sulla libertà d’informazione, nientemeno.

I biocarburanti fanno aumentare il prezzo dei generi alimentari e tolgono
il cibo agli affamati, già lo si sapeva. E ora c’è l’ulteriore conferma che, oltre a danneggiare l’uomo, danneggiano anche l’ambiente.

La cornice della vicenda sta nel fatto che l’Unione Europea vuole ottenere entro il 2020 il
10% dei carburanti da colture agricole, così da diminuire il consumo di combustibili fossili.

I biocarburanti però sono molto criticati perchè mettono
le pentole in diretta concorrenza con i serbatoi ed incoraggiano a trasformare le foreste in campi.

L’Unione Europea ha quindi dovuto decidere di studiare meglio la faccenda. Con risultati niente affatto incoraggianti per l’uso dei biocarburanti: Friends of the Earth ha reso pubblica qualche mese fa una bozza in cui l’olio di palma veniva definito un biocarburante sostenibile equiparando le
piantagioni di palma da olio alle foreste tropicali.

Da far rizzare i capelli in testa: si tratta di due cose, come dire?,
un filino diverse dal punto di vista ecologico.

Ora l’agenzia Reuters, grazie alle leggi sulla libertà di stampa, si è procurata lo studio dell’Unione Europea relativo alle
emissioni indirette di anidride carbonica – il principale gas dell’effetto serra – legate ai biocarburanti, che hanno un ciclo produttivo complesso: semina, coltivazione, concimazione, raccolto, lavorazione…

Ed ecco la sorpresa. Spesso le emissioni sono
più alte di quelle legate all’uso dei combustibili fossili. Anche quattro volte più alte.

L’uso del biocarburante derivato dalla
soia coltivata negli Stati Uniti provoca emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera pari a 340 chili per ogni gigajoule di energia. Per contro, l’uso della benzina o del diesel provoca emissioni di anidride carbonica pari 85 chili per gigajoule di energia.

Biocarburante da
olio di colza coltivato in Europa: 150 chili di anidride carbonica per gigajoule. Biocarburante da barbabietola da zucchero coltivata in Europa: 100 di anidride carbonica per gigajoule. Anche qui, ben più della benzina.

Il biocarburante derivato dalla
canna da zucchero importata dall’America Latina e quello ricavato dall’olio di palma di provenienza asiatica hanno emissioni più basse, rispettivamente pari a 82 e a 73 chili di anidride carbonica per gigajoule (non c’è comunque una differenza abissale rispetto agli 85 chili della benzina), però c’è il problema che per creare le piantagioni vengono abbattute le foreste tropicali.

L’Unione Europea dice di aver tenuto il documento nel cassetto non per nascondere qualcosa, ma in attesa di ulteriori approfondimenti. Personalmente però credo che se i biocarburanti avevano ancora bisogno di
pietra tombale ed epigrafe, ora l’abbiano avuta.

Su Reuters i danni ambientali dei biocarburanti


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