domenica 5 settembre 2010


a seguire "Trizio nell'acqua di rubinetto" di Paolo Calabrò

Anche la Francia, da noi spesso additata come esempio di “nucleare di successo”, ha i suoi “peccati nucleari”. Quelle cose che i francesi non devono assolutamente sapere.
L’IRSN (Istituto di radioprotezione e di Sicurezza Nucleare), ente francese il cui folgorante motto è “l’unica ambizione dell’IRSN è portare avanti la causa della sicurezza nucleare”, fornisce dati sulla contaminazione radioattiva in generale, e in particolare sui rilievi radiologici aerei (la quantità di polveri radioattive presenti nell’aria). Fornisce dati, dicevo, ma non tutti i dati. La scrematura tra ciò che l’Istituto conosce e ciò che pubblica è ampia. Soprattutto, l’ente non è obbligato a pubblicare tutti i dati, nemmeno su richiesta dei cittadini.

Come fare allora ad accedere ai dati rilevati (soprattutto dopo che i recenti incendi in Russia hanno risollevato le polveri radioattive del disastro di Chernobyl e dei test atomici riportandole nell’aria anche in Europa)? Non resta che appellarsi al tribunale, per ottenere che il giudice - magari sulla base del diritto del cittadino ad essere informato - costringa l’IRSN a pubblicare i dati. Ovvero: ci si appella al tribunale per ottenere che il giudice nomini un esperto che abbia accesso ai dati dell’IRSN.

È quello che ha tentato di fare l’AIPRI (Associazione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Ionizzanti), nella persona del Presidente, Paolo Scampa, tramite l’avvocato Emmanuel Ludot, presso il Tribunale Amministrativo di Parigi. Il quale - giudice Sylvia Mille -
ha respinto la richiesta (pare che ciò avvenga sistematicamente, senza eccezioni), per il seguente motivo: non vi sono in atto controversie legali nell’ambito delle quali tali informazioni potrebbero giovare al procedimento (sentenza del 16 agosto 2010, n° 1015026/11-7, allegata - in lingua francese). Cioè: non perché sia vietato dalla legge; non perché non sia opportuno; e nemmeno per difetto di competenza. Ma poiché non c’è nessuna causa in corso sull’argomento, i dati “non servono”.
Tuttavia, è ovvio che - prima di decidere se sporgere una eventuale denuncia e preparare un’azione legale - bisognerebbe conoscere i dati. Se no cosa si contesta? La reticenza dell’IRSN, a quanto pare, secondo il Tribunale di Parigi, non è una azione legalmente perseguibile. La conclusione è che in Francia i cittadini non hanno nessuna possibilità di conoscere i dati di cui l’ente pubblico IRSN è a conoscenza (e raccoglie con i loro soldi).

Ricapitolando: i dati esistono e sono noti all’IRSN; l’IRSN non vuole pubblicarli e nessuno lo costringe a farlo. Non mettiamo in discussione né la prassi dell’Istituto né quella del giudice. Semplicemente ci domandiamo: perché si preferisce nascondere questi dati? Perché l’IRSN non li pubblica spontaneamente? Perché il giudice (almeno su richiesta) non costringe l’Istituto alla diffusione delle informazioni? Cioè, infine:
che cos’è che i cittadini francesi non devono sapere?
Non è che uno voglia pensare sempre male. Però certe volte sembra non esserci proprio alternativa.


Nucleare in Francia: Trizio nell’acqua del rubinetto
Il “Collectif antinucléaire 84” (“Collettivo antinucleare 84”) è un gruppo anarchico francese operante nella zona di Gard e Vaucluse, sensibile soprattutto alle tematiche della salute (messa a rischio da inceneritori e impianti nucleari). Di seguito la traduzione di un articolo del 19 agosto scorso.
Nucleare in Francia: Trizio nell'acqua del rubinetto
Le terrificanti confessioni dei consiglieri

Nel mese di febbraio, a seguito di analisi indipendenti, il “Collectif antinucléaire 84” ha avvertito le autorità della presenza di radioattività nell’acqua di rubinetto di 3 città di Vaucluse, di cui 2 presentavano un tasso anormale (superiore a quello naturale) di trizio, pericoloso per la salute. In aprile, di fronte al mutismo dei consiglieri delle città e delle amministrazioni coinvolte, il “Collectif antinucléaire 84” rendeva pubbliche le sue analisi ed informava la popolazione del rischio del bere l’acqua di rubinetto. L’unica risposta dei sindaci di Carpentras e Mornas in sostanza fu, alla radio e sulla stampa:
non preoccupatevi, è tutto come prima, l’acqua di rubinetto può essere bevuta.


Oggi emerge che quelle frasi rassicuranti non poggiavano su nessun elemento razionale, affidabile o tangibile - al contrario - e che solo il dogmatismo pro-nuclearista o l’incoscienza aveva condotto quei sindaci a simili affermazioni. Il “Collectif antinucléaire 84” aveva immediatamente denunciato questo atteggiamento che considera la gente tanto infantile da accettare qualunque frase ufficiale.
Oggi alcuni documenti "segreti" danno ragione al “Collectif antinucléaire 84”. Nell’ambito di una corrispondenza che avrebbe dovuto rimanere nascosta alla popolazione, il Comune di Carpentras confessa:

riguardo al comune di Carpentras, l’acqua potabile è una
competenza trasferita al comitato Rhône Ventoux, che l’ha a sua volta delegata alla SDEI (filiale del gruppo nucleare GDF-Suez). [...] Il Comune di Carpentras non possiede altre analisi tramite le quali confrontare il valore di 8,2 Bq/l. Ho richiesto al comitato Rhône Ventoux di comunicarci i risultati delle analisi relative al trizio sull’acqua proveniente dalla nostra stessa falda. Lo stesso comitato fa riferimento alle analisi dell’ARS....

C
osì si torna al punto di partenza: tutti fanno riferimento alla stessa fonte, e nessuno è competente né responsabile! Davanti a una tale situazione, il “Collectif antinucléaire 84” ha interpellato con una lettera i Prefetti della Regione e di Vaucluse, il 20 luglio, chiedendo loro di applicare il principio di precauzione:

Come sapete, anche la minima dose di radioattività ha effetti nocivi sulle creauture viventi e sulla salute e non esistono norme internazionali in materia che provino l’innocuità dell’esposizione alle radiazioni delle popolazioni e della catena alimentare... allo stato attuale delle conoscenze, sappiamo che le patologie indotte non si limitano al cancro e si estendono alle patologie del sistema nervoso e alle malattie cosiddette ereditarie dovute agli effetti mutageni del trizio... Noi vi chiediamo quindi di applicare senza indugio o scrupolo per quelli che potrebbero essere gli interessi economici dell’industria, in particolare quella nucleare: il principio di precauzione e di protezione dei lavoratori e della popolazione implica l’arresto immediato della produzione di Trizio e di ogni altro radioelemento, e che si portino avanti analisi sistematiche delle acque distribuite attraversi i rubinetti, della catena alimentare e delle colture locali e regionali, al fine di determinare la presenza di radioattività artificiale (Alpha, Beta, Trizio).


E lì ancora una volta: imbarazzo e silenzio ufficiale. Ed anche disprezzo delle popolazioni. L’influenza della lobby nucleare e dei suoi affiliati sui consiglieri e sulle istituzioni, tanto al livello locale quanto a quello regionale e nazionale, è una minaccia concreta per la democrazia e la salute, che sottomette la popolazione all’arbitrio e alla menzogna.
[...] Il “Collectif antinucléaire 84” invita la popolazione e gli operatori del settore nucleare a rifiutare di servire da cavie ai dogmi degli scienziati nucleocrati, ad esigere l’arresto immediato del nucleare.
Agora Vox

0 commenti:

Posta un commento