sabato 14 agosto 2010

Tre articoli che spiegano bene moventi e modalità di un'aggressione ad uno stato sovrano qual'è ancora il Venezuela
Hurrà per Hugo Chavez
di Mike Whitney
Non è divertente essere nella lista dei nemici di Washington. Chiedete soltanto a Hugo Chavez. La scorsa settimana, il presidente venezuelano ha dovuto cancellare un viaggio a Cuba dopo che gli è stato raccontato che era in moto un colpo di stato e la sua vita era in pericolo. L'informazione proveniva da una fonte anonima che aveva trasmesso un avvertimento simile prima del fallito colpo di stato del 2002. La lettera affermava: "La fase dell'esecuzione sta accelerando..... Vi è un accordo tra la Colombia e gli USA con due obiettivi: uno è Mauricio e l'altro è il rovesciamento del governo.... Vogliono dare la caccia a ‘Mauricio’ e cercare di neutralizzare parte delle forze armate". ("Il Venezuela preme per la pace", Coral Wynter, Green Left News) “Mauricio” è il nome in codice di Chavez. Chiunque sia dietro il golpe, vuole uccidere Chavez. Non vi è nessun modo di sapere se Chavez sia realmente in pericolo oppure no, ma se lo fosse non dovremmo essere troppo sorpresi. Dopo tutto, gli USA pretendono di avere il diritto di uccidere chiunque vedano come una minaccia alla loro sicurezza nazionale e sicuramente Chavez si colloca in alto nella loro lista delle minacce. Così è saggio stare attenti. In ogni caso, gli avvertimenti coincidono con altri preoccupanti sviluppi. Alla recente riunione dell'Organizzazione degli Stati Americani (OAS), i ministri colombiani hanno accusato Chavez di dare rifugio ai guerriglieri in territorio venezuelano. (Le dichiarazioni potrebbero essere utilizzate per giustificare un attacco preventivo). Chavez ha reagito velocemente ed ha rotto le relazioni diplomatiche con la Colombia, ma la questione non è finita qui. Il nominato da Obama come ambasciatore USA in Venezuela, Larry Palmer, ha gettato un poco di benzina sul fuoco sostenendo le pretese della Colombia. Ora i due paesi sono ai ferri corti, il che pare essere ciò che l'amministrazione Obama aveva in mente dal primo istante. La politica degli USA verso il Venezuela non è cambiata affatto sotto Obama. Caso mai, è peggiorata. G

GLI USA AMPLIANO 7 BASI IN COLOMBIA Recentemente il Pentagono ha annunciato che progetta di ampliare 7 basi militari in Colombia. Dei funzionari del Dipartimento di Stato hanno dichiarato che gli USA vogliono semplicemente intensificare le operazioni anti-narcotici, ma non ci crede nessuno. Tutti sanno che gli USA vogliono ristabilire il controllo sulla regione. Il rafforzamento militare in Colombia è un modo per sollevare lentamente la pressione su Chavez ed esacerbare l'instabilità politica nell'emisfero. Naturalmente, l'allargamento delle basi ha fatto preoccupare i leader di sinistra della regione che l'America Latina possa essere diretta verso un'altra era di guerre sporche appoggiate dagli USA. Inoltre, internet è tutto un fermento di storie che Obama sta progettando di schierare navi da guerra e truppe di terra in Costarica in un prossimo futuro. Qui vi è un articolo di Alternet che spiega la teoria di fondo: "Piuttosto che riattrezzare il proprio approccio diplomatico per adeguarsi alla nuova realtà in America Latina, Washington sta allargando la sua impronta militare.
Sarà presto ad operare da sette basi militari in Colombia ed ha riattivato la 4^ Flotta, entrambe mosse altamente impopolari in America Latina. Piuttosto che seguire il consiglio dei paesi della regione di demilitarizzare la guerra alla droga, recentemente gli USA hanno annunciato che schiereranno 46 navi da guerra e 7.000 soldati in Costarica per "interdire" il narcotraffico ed il riciclaggio del denaro sporco". ("La recente scoperta di fosse comuni in Colombia potrebbe essere un "falso positivo", Conn Hallinan, Alternet) Sebbene le voci non siano state verificate, l'ansia sta crescendo. Gli USA non hanno mai giocato un ruolo costruttivo negli affari dell'America Latina e la prospettiva di altra intromissione e violenza è spaventosa. La verità è che l'intervento USA è continuato anche durante periodi relativamente pacifici come l'ultimo decennio. Gli agenti dei servizi segreti USA e le ONG sono disseminati per tutta la popolazione civile a raccogliere informazioni, influenzare le elezioni e fomentare la tensione sociale. Qui vi è un ritaglio da un articolo intitolato "Le operazioni clandestine USA nella società civile: l'interferenza degli USA in Venezuela continua a crescere" che mostra come i tentacoli degli USA si estendano ovunque: "L'intervento straniero non viene realizzato soltanto attraverso la forza militare. Il finanziamento di gruppi della "società civile" e di imprese dei media per promuovere programmi politici ed influenzare "cuori e menti" del popolo è uno dei meccanismi più ampiamente utilizzati dal governo USA per raggiungere i suoi obiettivi strategici. In Venezuela, gli USA sostengono da più di otto anni dei gruppi anti-Chavez, compresi quelli che hanno eseguito il colpo di stato contro il presidente Chavez nell'aprile 2002. Da allora, il finanziamento è sostanzialmente aumentato. Un rapporto del maggio 2010 che valuta l'assistenza straniera ai gruppi politici in Venezuela, commissionato dal National Endowment for Democracy, ha rivelato che annualmente più di $40 milioni vengono incanalati verso i gruppi anti-Chavez, la maggioranza dalle agenzie USA.... Una grande parte dei fondi del NED in Venezuela sono stati investiti nel "formare movimenti studenteschi" e "costruire la leadership democratica tra i giovani", da una prospettiva USA e con valori USA....

Negli ultimi tre anni, è stato creato un movimento di opposizione studenti/giovani con finanziamenti di diverse agenzie USA ed europee. Per esempio, più del 32% del finanziamento dell'USAID, è andato a "addestrare giovani e studenti nell'uso di tecnologie dei media innovative per diffondere messaggi e campagne politici", del genere di quelle su Twitter e Facebook. Il NED ha anche finanziato diverse organizzazioni di media in Venezuela, per l'aiuto nell'addestrare giornalisti ed a creare messaggi politici contro il governo venezuelano. ..Ciò che queste organizzazioni fanno realmente è promuovere messaggi anti-Chavez alla televisione e sulla stampa internazionale, come pure distorcere e manipolare i fatti e gli eventi nel paese allo scopo di ritrarre negativamente l'amministrazione Chavez... Tuttavia tale finanziamento è chiaramente illegale ed è una violazione dell'etica giornalistica. Il finanziamento di governi stranieri a giornalisti "indipendenti" o imprese dei media è un atto di inganno di massa, di propaganda ed una violazione della sovranità". ("Le operazioni clandestine USA nella società civile: l'interferenza degli USA in Venezuela continua a crescere". Eva Golinger, Global Research) E' difficile credere che un senatore da due anni di Chicago con una formazione di "organizzare comunità" presieda su questo elaborato ed opaco sistema di dominio imperiale. Senza dubbio non lo fa. I veri leader rimangono nascosti dietro il mantello di governo democratico e di tutte le fasulle istituzioni di Washington. Obama è semplicemente un ologramma di pubbliche relazioni, un volto amichevole che nasconde le macchinazioni di una Mafia Globale. Altre persone--chiunque possano essere--controllano le leve del potere spostando i pezzi come necessario per assicurare il miglior risultato per se stessi ed i loro rappresentati. Ora, pare che questo governo ombra abbia gli occhi ancora una volta sull'America Latina. Queste sono cattive notizie per Chavez e per chiunque altro sperava che l'instabilità politica e le operazioni clandestine degli USA fossero una cosa del passato. Washington odia Chavez perché ha innalzato gli standard di vita dei poveri. (e perché non si inchinerà alle gigantesche multinazionali) E' per questo che viene messo alla gogna dai media, perché il suo modello socialista di democrazia non balla al ritmo del capitalismo stile distruggi e brucia americano. Chavez ha promulgato la riforma agraria e del petrolio, migliorato l'istruzione e procurato l'assistenza sanitaria universale. Ha introdotto, l'addestramento al lavoro, i sussidi alle madri singole, programmi di prevenzione della droga ed assistenza per il recupero dei tossicodipendenti.

I venezuelani sono più istruiti come mai prima. L'analfabetismo è stato eliminato. Le politiche di Chavez hanno ridotto l'ignoranza, la povertà e l'ingiustizia. La lista continua all'infinito. i venezuelani sono più impegnati nel processo politico che in qualsiasi epoca nella storia del paese. Questo spaventa Washington. Le elite USA non vogliono gente ben informata e con più potere che partecipa al processo politico. Credono che il compito dovrebbe essere lasciato a politici venali scelti dai padroni delle aziende e dai bankster con il cappello a cilindro. E' per questo che Chavez deve andare. Ha dato al popolo la speranza di una vita migliore. Il regista Oliver Stone lo ha riassunto alla perfezione in una recente intervista a Nathan Gardels. Ha dichiarato che "Gli USA restano ostili a chiunque a sinistra arrivi al potere nel loro "giardino", chiunque pensi che le risorse di un paese appartengano al suo popolo....Per la prima volta nella storia moderna, gran parte dell'America del sud è oltre il controllo degli USA.....E' anche oltre l'influenza dell'FMI dominato dagli USA". Il popolo del Venezuela sotto Chavez è in una condizione migliore; meglio nutrito, meglio istruito e con migliore accesso alle cure mediche. Il governo salvaguarda le sue libertà civili e l'attivismo politico continua a crescere. In Venezuela la democrazia prospera. Hurrà per Hugo Chavez!
Tradotto da Freebooter

Venezuela: offensiva USA senza quartiere

Frida Modak*
Nelle ultime settimane, abbiamo assistito ad una serie di fatti che non sono quel che sembrano, ma fanno parte dei preparativi per un'azione militare di grande rilievo, destinata a mettere fine al governo costituzionale del Venezuela. Gli Stati Uniti stanno applicando la loro vecchia strategia del Track 1 e Track 2. La prima, prevede di destabilizzare un governo fino a provocarne la caduta; la seconda, di rovesciarlo con la forza, qualora la prima opzione non abbia dato i risultati sperati.
In Venezuela, si è applicato il Track 1 fin da quando il presidente Hugo Chávez vinse le elezioni, nel 1998, e quando divenne presidente della repubblica, nel 1999, mettendo in pratica un programma di governo che non piace e non conviene agli USA. Di fatto, già nel 2002, essi ottennero che un gruppo di militari sequestrasse Chávez e annunciasse che aveva rinunciato all'incarico di presidente......

In quell'occasione, Chávez fu portato in una base militare (dalla quale era previsto che lo trasferissero fuori dal paese) da un aereo con matricola statunitense, che risultò essere di proprietà del gruppo venezuelano Cisneros, allora proprietario dell'emittente televisiva Venevisión e di Ediciones América. Qualsiasi similitudine con ciò che è accaduto in Honduras non è casuale e, in entrambi i casi, i presidenti in nessun momento hanno rinunciato al loro incarico.
Il prossimo 26 settembre ci saranno le elezioni parlamentari in Venezuela. Il Pentagono e il Dipartimento di Stato stanno tessendo trame in tutta l'America Latina per creare le condizioni che giustifichino un colpo di stato, da attuarsi qualora l'opposizione venezuelana perdesse nuovamente le consultazioni. Così come perse consultazioni e referendum realizzati nel 1998, 1999, 2000, 2004, 2005, 2006, 2008 e 2009. L'unica consultazione persa dal presidente venezuelano, fu quella per la riforma costituzionale, nel 2008.
Attualmente, i sondaggi per le elezioni di settembre sono a favore del presidente Chávez. Gli USA intendono rovesciare la situazione e, se non vi riescono, è già pronto un apparato militare che fa pensare ad un intervento armato, appoggiato dell'ex presidente colombiano Uribe, che avrà come pretesto la presunta presenza di guerriglieri delle FARC in Venezuela.

Interventismo politico latinoamericano
Nel tentativo di ottenere che il presidente perda le elezioni, sono coinvolti settori politici latinoamericani e denaro statunitense ed europeo. Ma incominciamo dal piano Track 1.
Il 26 giugno scorso, il quotidiano cileno “El Mercurio” ha informato che il 21 di quel mese, sono arrivati nel paese 16 dirigenti dell'opposizione venezuelana che appartengono alla cosidetta “Mesa de Unidad Democrática”. Lo scopo era quello di partecipare a “un programma speciale di lavoro”, con mandatari della “Concertazione dei Partiti per la Democrazia”, che governò il Cile dalla fine del regime di Pinochet fino alla vittoria dell'attuale presidente, lo scorso marzo.
Gli oppositori al governo venezuelano volevano ottenere il beneplacito cileno al loro piano, in virtù di presunte similitudini riscontrabili, secondo loro, “fra l'attuale realtà venezuelana e quella cilena della fine degli anni '80”. Fu allora che nacque la coalizione chiamata “Concertazione”, che rovesciò il dittatore Pinochet con un plebiscito. Gli attuali “esperti” incontrati dall'opposizione venezuelana, sono ex funzionari che hanno avuto alti incarichi di governo in tale coalizione e appartengono a svariati partiti.
Vi erano, fra gli altri, il democristiano Mariano Fernández, ultimo cancelliere della presidentessa Bachelet; l'ex ambasciatore degli Stati Uniti; il socialista Enrique Correa, ex Segretario Generale del Governo dell'ex presidente Aylwin; Sergio Bitar, dirigente del Partito per la Democrazia, che fu senatore e ministro dell'Educazione nel governo di Ricardo Lagos e delle Opere Pubbliche in quello di Michelle Bachelet. Bitar fu anche ministro per le Miniere nel governo del presidente Allende.
Le manovre hanno provocato indignazione, specie in settori del Partito Socialista. Mentre altri “concertazionisti” si sono uniti alla destra nell'attaccare il presidente venezuelano e, i loro parlamentari di riferimento, si sono autodesignati osservatori elettorali per il prossimo settembre. Ciò ha creato un tale conflitto all'interno del governo che il presidente cileno ha ritenuto di dover portare la questione in parlamento.
Il dettaglio è importante, perché anche se non sembra essere coinvolto José Miguel Insulza, lo è invece il suo amico e collaboratore nella Segreteria Generale della OEA, Enrique Correa. Ossia, colui che Insulza suole designare come osservatore nelle elezioni della regione. Insulza, è stato ritenuto responsabile dal cancelliere equadoriano della rottura delle relazioni fra Colombia e Venezuela, per non avere rinviato, come gli era stato chiesto, la sessione nella quale la Colombia formulò le sue accuse.

Denaro e preparativi militari
Come d'abitudine in questi casi, gli Stati Uniti destinano grandi quantità di dollari per finanziare le proprie azioni interventiste in altri paesi. Contro il presidente Allende investirono molti milioni, come fu documentato dal congresso statunitense, e in Venezuela stanno operando nello stesso modo, anche se i concertazionisti fingono di dimenticare.
La Fondazione Nazionale per la Democrazia (NED dalla sua sigla in inglese), fu creata da Ronald Reagan per legalizzare ciò che precedentemente si faceva solo sotto l'ombrello dell'Intelligence. Il denaro che viene approvato dal Congresso, si distribuisce ai paesi del sud da destabilizzare, sia attraverso le fondazioni repubblicana e democratica, sia attraverso organismi impresariali e sindacali USA.
Nel 1999, la NED distribuì in Venezuela 1.273.408 dollari, secondo quanto si legge nella sua pagina in internet. Ma non è tutto. Secondo una relazione informativa dell'istituto spagnolo FRIDE, si danno anche finanaziamenti attraverso il “Movimento Mondiale per la Democrazia”, creato dalla NED.
A questo va aggiunto ciò che si finanzia per mezzo dell'Agenzia Internazionale statunitense per lo Sviluppo (USAID); la Freedom House; la Commissione Europea e le fondazioni Konrad Adenauer e Friederich Ebert in Germania: ciascuna di queste ha dato circa 500 mila euro all'anno ai partiti venezuelani di opposizione. Per altri invii, l'ambasciata degli Stati Uniti in Venezuela, usa la valigia diplomatica e tutto si lava nel mercato parallelo. Ed è per questo che il governo venezuelano ha dettato una nuova legislazione relativamente al cambio di moneta.
Se tutto quello fin qui illustrato non conduce ad una sconfitta elettorale del governo del presidente Chávez, a settembre, tutto indica che il piano “B” è pronto a partire. In Costa Rica, il paese “senza esercito”, arriveranno quest'anno 43 navi da guerra statunitensi con artiglieria. Nelle strade di Panama ci sono già militari statunitensi, persino in uniforme, cosa che non si vedeva da quando chiusero le basi USA nel 2000. Sostengono che combatteranno il narcotraffico attraverso 15 nuove installazioni militari.
In Colombia, sono 13 le basi USA autorizzate da Uribe. In Perù, si sono appena formati eserciti navali con la partecipazione di dieci paesi del centro e sudamerica, sotto il comando degli Stati Uniti. Dove scoppierà la guerra?

*Frida Modak, giornalista, fu l'addetta stampa del Presidente Salvador Allende
Traduzione dallo spagnolo di Marina Minicuci

Venezuela, Chàvez allerta l'esercito

Il Venezuela risponderà con le armi a qualsiasi aggressione straniera. L'esercito: 'Appoggio incondizionato a Chàvez'

Niente viaggio a Cuba per il presidente venezuelano Hugo Chàvez. Il leader bolivariano sarebbe dovuto atterrare all'Havana nel pomeriggio di domenica, in occasione dell'anniversario del primo fallito attentato alla caserma Moncada compiuto da Fidel Castro e dai suoi uomini il 25 luglio 1953.
Ma nulla. La crisi con la Colombia, più pesante del previsto, l'ha costretto a fare marcia indietro e restare a Caracas a controllare la situazione. Troppo altro in questo momento il rischio di un attacco colombiano. "La possibilità di un'aggressione armata contro il Venezuela dalla Colombia non è mai stata così alta negli ultimi cento anni" ha riferito il numero uno venezuelano. E rischio secondo Chàvez esisterebbe davvero e sarebbe provato da una nota dei servizi segreti di Caracas. Ma il mandatario venezuelano, convinto che dietro alle continue pressioni colombiane ci sia Washington avvisa: "Se ci attaccheranno sospenderemo la fornitura di greggio". Certo, perché se è vero che fra Washington e Caracas da anni non corre buon sangue, bisogna anche dire che lo Zio Sam è il primo acquirente di greggio del Venezuela. "Pecunia non olet" dicevano i saggi latini e non avevano torto.

"Siamo in campagna elettorale, mi sembrano comportamenti legati a questo momento politico"dice Alfredo Somoza presidente di Iceimaggioranza parlamentare nel Paese" dice Somoza."Quello che ha ottenuto l'esercito negli anni di presidenza di Chàvez non lo otterrai mai più con nessun altro. Privilegi e prestigio e un ruolo chiave nello Stato: ecco perché l'esercito ha dato il suo appoggio incondizionato al presidente. Per loro Chàvez è un grande affare. In ogni caso questa crisi è stata più seria e grave delle ultime ma non credo che si possa verificare una guerra. Per prima cosa grazie agli accordi Colombia-Usa, fare la guerra a Bogotà significherebbe farla a Washington e sappiamo come andrebbe a finire. In secondo luogo, a perdere sarebbe solo il Venezuela che si rifornisce praticamente di tutto dalla Colombia. Le dichiarazioni di Chàvez ripeto, fanno parte della campagna elettorale" conclude Somoza . "Chàvez - continua - da sempre è in crisi con il presidente Uribe che tanto entro un paio di settimane lascerà l'incarico presidenziale. Il fatto che abbia messo in allerta l'esercito dopo la crisi diplomatica con Bogotà non è altro che un tentativo di tirare su il morale alle truppe, come già detto, in vista della campagna elettorale. Sarà comunque difficile, visto il meccanismo elettorale, che questa volta (e per la prima volta) Chàvez possa ottenere la
"Valutando un insieme di informazioni, di intenzioni, note dei servizi che stiamo raccogliendo in diverse forme devo dire che mai come ora esiste la possibilità di un'aggressione armata contro il nostro territorio. A Washington c'è il vero colpevole, il pianificatore di tutto il grande istigatore. Siamo minacciati dall'impero yankee" ha concluso rabbioso Chàvez.
Poi l'affondo. Se contro Uribe da sempre Chàvez scaglia bombe mediatiche di un certo peso (con le sue ovvie buone ragioni) oggi non si è risparmiato critiche anche con i suoi compaesani. In particolare modo se l'è presa con i governatori dello Stato di Zulia e Tachira: Pablo Perez e Cesar Perez Vivas.
Per loro il sospetto è il tradimento alla patria. Secondo le dichiarazioni del presidente, infatti, l'attacco contro il Venezuela potrebbe arrivare dallo Stato di Zulia, regione di confine con la Colombia. Una nota dei servizi d'intelligence di Caracas avrebbe fatto sapere a Chàvez che Perez, il governatore dello Stato, avrebbe già partecipato a più di una riunione in territorio colombiano. Ma non è dato sapere se con funzionari di Bogotà o di Washington.
Un trattamento di sicuro più deciso il presidente l'ha riservato all'altro governatore accusato di tramare a favore della Colombia: Cesar Perez Vivas.

Perez Vivas è accusato di aver dato appoggio al governo colombiano. "Sto aspettando che il vicepresidente Elias Jaua mi invii la prima nota giuridica che gli ho chiesto. La nota chiede opinioni al Tsj e alla Fiscalia. Se questo governatore risulterà essere un traditore della Patria, come tale deve essere trattato" ha detto il Chàvez. "Il presidente non mi spaventa e non farà tacere con le sue minacce di farmi finire in carcere. Io non sono d'accordo con lui sul modello comunista castrista che vuole introdurre in Venezuela, distruggendo l'economia di mercato del nostro Paese" ha detto il governatore di Tachira rispondendo alle accuse del presidente. "Se per difendere i cittadini di Tachira, il loro diritto a lavorare in pace e a vivere in pace, se per aver condannato la guerriglia colombiana, ecco se per queste cose devo finire in carcere e a altri si impadroniranno del governo della regione, ecco in questi casi andrò in carcere tranquillo" ha concluso il governatore Perez Vivas.
Prima di chiudere il suo discorso il presidente ha ricordato che ciò che succedendo assomiglia molto a ciò che è successo nell'Iraq di Saddam Hussein, dove la supposta presenza di armi nucleari avrebbe di fatto giustificato gli Usa nello scatenare una guerra che ormai dura da sette anni e che sembra senza via d'uscita.
Alessandro Grandi
Peace Reporter

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