venerdì 2 luglio 2010


Il primo è:
"Raccapriccianti retroscena dal Golfo del Messico ed altri avvenimenti"
ed a seguire:
"Disastro del Golfo: quello che Obama dovrebbe spiegare"
Raccapriccianti retroscena dal Golfo del Messico ed altri avvenimenti
di Edoardo Capuano
È proprio vero che la realtà supera le più sfrenate fantasie, come pure che sembra non esserci limite all'incompetenza, al cattivo gusto e al totale disinteresse dei personaggi, protagonisti e comprimari, direttamente o indirettamente coinvolti nella più grave catastrofe ambientale che la storia planetaria ricordi.
Tony Hayward, l'amministratore delegato della BP da 1 milione di sterline l'anno, ha pensato bene di andarsi a riposare dalle faticose tribolazioni del Golfo del Messico partecipando sulla barca di 16 metri della quale è co-proprietario (e del valore di 470.000 sterline) ad una prestigiosa regata nelle azzurre acque di Solent, presso l'isola di Wight.
Povero Tony, bisogna capirlo: la società che gestisce è stata esplicitamente accusata di aver mentito al Congresso USA per ridurre le proprie responsabilità nell'incidente, dopo la divulgazione di un documento interno che dimostra come l'entità della fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico venisse stimata essere venti volte maggiore delle cifre divulgate pubblicamente dalla BP.
Laddove lo scenario peggiore previsto consisteva in 100.000 barili di petrolio al giorno, la compagnia parlava di 5.000 barili al giorno che nel peggiore dei casi potevano arrivare al massimo a 60.000.
Tyrone Benton, uno degli addetti alla piattaforma sopravvissuti all'incidente, ha dichiarato in un'intervista rilasciata alla BBC che già settimane prima del disastro si stavano verificando perdite di petrolio dall'impianto di sicurezza del pozzo, il cosiddetto BOP (Blowout Preventer) che avrebbe dovuto chiudere le valvole in caso d'incidente, che sia la BP che la Transocean, che gestivano la piattaforma, erano stati avvertiti del problema e che il pezzo difettoso era stato semplicemente staccato, invece di essere sostituito, così da non rendere necessario fermare la produzione. Benton non sa dire se poi, prima dell'esplosione, la sostituzione fosse stata effettuata.
Comunque Tony non ha di che lamentarsi troppo, dato che nel caso rassegnasse quelle dimissioni da più parti invocate, incasserebbe un bonus pari a 10.8 milioni di sterline e una pensione annua di 500.000, o almeno così sembra.
Nel frattempo, proprio in base alla sua testimonianza di fronte alla commissione del Congresso, si prevede che se non si troverà un modo di bloccare la perdita (si dice non sarà possibile prima di Natale...), il petrolio continuerà ad uscire per almeno due anni, forse addirittura quattro (basandosi sulla stima prudenziale di 60.000 barili giornalieri).

Mi viene da ridere (per non piangere) quando sento che la BP ha garantito un fondo di 20 miliardi di dollari per ripagare i danni: concordo con Patrick Martin (1) quando lo definisce un crimine corporativo oltre ogni immaginazione e afferma che il costo finale di questo immane disastro, combinando i danni agli ecosistemi, all'industria turistica e della pesca, nonché le conseguenze a lungo termine per la salute delle popolazioni locali, è probabile superi il bilione di dollari (mille miliardi).
ComeDonChisciotte ha pubblicato un paio di interessanti articoli (2), che esaminano le vere ragioni a monte dell'incidente, ma resta il fatto che trovo semplicemente grottesco quantificare in denaro un disastro ambientale di proporzioni tali che nessuna cifra al mondo potrà mai compensare:
"Quando l'ultimo albero sarà stato abbattuto,
l'ultimo fiume avvelenato,
l'ultimo pesce pescato,
vi accorgerete che non si può mangiare il denaro."
(Piede di Corvo)
Per aggiungere al danno la beffa, il 22 giugno un giudice federale di New Orleans ha bloccato una moratoria di sei mesi sulle trivellazioni in acque profonde, istituita dall'amministrazione Obama che in seguito agli eventi aveva sospeso l'approvazione di qualunque nuovo permesso di trivellazione nelle acque del Golfo del Messico. Il giudice ha affermato che il provvedimento era da considerarsi "nullo" e ingiustificato, in quanto l'impatto sulle imprese locali (leggi: petrolifere) sarebbe semplicemente eccessivo (in altre parole, un impatto negativo sul cosiddetto "ecosistema degli affari"). La Casa Bianca farà appello contro questa decisione...
Nel frattempo il petrolio ha cominciato a lambire Cuba, penetrando nelle correnti oceaniche:
Osservate questa mappa delle correnti, studiatevela e fatevi due conti su dove potrà arrivare tutto quel petrolio col passare del tempo...
foto al link originale

Per darvi meglio un'idea, questa immagine termica sarà d'aiuto per visualizzare come si diffonderà il petrolio con le correnti oceaniche...
foto al link originale

Nel frattempo, in caso di "emergenza nazionale" il buon Obama verrà investito del potere di "spegnere" Internet a volontà: questo il controverso disegno di legge (3) proposto da Joe Liebermann, guarda caso a capo della commissione statunitense per la sicurezza interna. Coi tempi che corrono e gli scenari che si prospettano nelle prossime settimane, mi sembra che questa legge caschi proprio a fagiolo...
Ovvio che di fronte a un'apocalisse del genere, la perdita di petrolio da una piattaforma egiziana nel Mar Rosso sia ben poca cosa, se non fosse che la chiazza sta minacciando Hurghada, un paradiso naturale visitato annualmente da milioni di turisti per immergersi nelle sue acque (sinora) incontaminate.
Passando ad altro, mi domando quale gatta ci cova alla NASA? Ultimamente l'ente spaziale sembra particolarmente preoccupato da tempeste solari potenzialmente devastanti per la nostra tecnologia (4), da piogge di meteoriti che potrebbero danneggiare le strutture in orbita, come la Stazione Spaziale Internazionale (5), e dagli strani comportamenti del Sole, mai osservati i precedenza (6), con particolare riguardo all'assenza di attività delle macchie solari, il cui ciclo tarda a ripartire. Questo comportamento inatteso ha mandato in tilt i software che "modellano" il ciclo solare, e si ritiene abbia importanti influssi sul clima terrestre, come evidenziato da un inverno insolitamente rigido. Si ritiene addirittura possibile che il Sole stia entrando in una fase magnetica del tutto nuova, che in un prossimo futuro impedirà del tutto la formazione di macchie solari...
Tutta questa frenesia può avere qualcosa a che fare con l'inarrestabile, onnipresente attività di aerosol sopra le nostre teste? Non lo so, ma se qualcuno avesse ancora dei dubbi sul fatto che alcuni dei composti delle famigerate "scie chimiche" ricadono direttamente al suolo, osservate questa foto, scattata da G. B., un carissimo amico, con attrezzatura fotografica professionale:
foto al link originale
Quello che osservate ingrandito nella foto seguente non è un'aberrazione fotografica, né il frutto di un obiettivo sporco, né il risultato di una manipolazione fotografica. Ognuno tragga le proprie conclusioni...

Note:
Autore: Tom Bosco / Fonte: nexusedizioni.it
Foto al  link originale

Disastro del Golfo: quello che Obama dovrebbe spiegare

Oilspill Forse qualcuno non lo ricorda ma l'incidente della Deepwater Horizon che ha portato all'attuale disastro è avvenuto già molto tempo fa.

Era il 20 aprile, quando un'esplosione ha dato inizio ad un incubo. Ma solo il 15 maggio, come riferisce Jon Christian Ryter di NewsWithViews, Obama ha rivolto il suo sguardo al problema, quando ha deciso che la cosa poteva essere cosiderata una "crisi", visto che moltissimo petrolio greggio si era già riversato nelle acque del Golfo del Messico.

Oggi, si stima che lo sversamento avvenga al ritmo di 2,52 milioni di galloni al giorno, ben 88,2 milioni in 35 giorni

Fin dai primi momenti, quando la piattaforma è affondata, il governo tedesco ha chiamato Obama, offrendosi di prestare alla BP navi munite di bracci per la scrematura del petrolio, insieme ad un piano per costruire velocemente barriere di sabbia per evitare l'infiltrazione e quindi la contaminazione delle coste. Le compagnie petrolifere europee che hanno offerto aiuto hanno dichiarato che avrebbero potuto risolvere il problema in un tempo più breve, come ha riferito la Heritage Foundation, secondo un giornale tedesco.

Ben 13 nazioni si sono offerte di dare aiuto ma Obama ha respinto qualunque collaborazione. Il governatore della Louisiana, Bobby Jindal, ha cercato di far accettare alla Casa Bianca l'aiuto di queste nazioni volenterose che avevano già esperienza della pulitura di una perdita di petrolio nel Mare del Nord ma Obama ha rifiutato. L'ha fatto citando la cosiddetta legge Jones, Legge per i Diritti dei Marinai (Sailors Rights Act, Title 46 USC)

Si tratta di uno statuto federale "protezionista" secondo il quale tutti i beni trasportati via mare, da un porto all'altro degli Stati Uniti, devono essere trasportati solo da navi con bandiera americana, di proprietà di cittadini americani e che abbiano un equipaggio che sia composto, almeno per 3/4, di cittadini americani. E' una legge che sostiene l'industria della marina mercantile e viene osteggiata, invece, dagli interessi agricoli perchè, secondo loro, aumenta i costi del trasporto delle loro merci, rendendoli meno competitivi.

Quello che Obama non ha detto è che c'è la possibilità di deroga a questa legge, tramite un atto scritto, in casi di emergenza. Le deroghe a questa legge sono molto frequenti; anche Bush ne ha fatto uso dopo il disastro Katrina, quando permise a navi straniere di trasportare petrolio e gas naturale da un porto all'altro nell'area del golfo.

Ora Obama rilancia, in nome di questo disastro ecologico, la sua ossessione per quella che lui considera la panacea per tutti i mali dell'ambiente, la legge cosiddetta Cap&Trade che non è altro che la possibilità di commerciare con i diritti di emissioni, cioè di inquinare, secondo la falsa teoria che mette in relazione i cambiamenti climatici con il biossido di carbonio (CO2), un gas non velenoso, non inquinante, ma molto utile alla vita.
Obama sa benissimo che applicare questa legge porterà alle stelle il costo dell'energia e questo si riverserà tutto sui cittadini americani.

I giornalisti non vengono ammessi nell'area del Golfo, per evitare che riferiscano quello che sta accadendo realmente. Ma qualcuno che è riuscito a dare notizie dal posto, ha riferito che le carcasse degli animali morti per il petrolio, spariscono.
Obama dovrebbe spiegare come mai non si alza in piedi, finalmente, per mettere fine a questo insabbiamento.

Obama inveisce contro le compagnie petrolifere ma, a quanto ci risulta, è stato lui a concedere il permesso per le trivellazioni offshore. A livello federale, questi permessi continuano ad essere concessi. Come mai il governo non riesce a fare niente per impedirlo, se è così contrario?

Perchè Obama non da informazioni su come il governo sta lavorando insieme alla BP per realizzare le idee migliori per riparare il danno? Le idee ci sono e vengono da più parti. E perchè non ci spiega in che modo sta aiutando le popolazioni e se non lo fa, perchè?

Obama ha preso soldi dalla BP che, prima del disastro, stava tentando di riciclarsi come azienda verde, con il nome di Beyond Petroleum(Oltre il Petrolio) e, quindi, ha probabilmente sostenuto Obama nella sua propaganda per l'ambiente?

Perchè il governo Obama non mette fine a tante regole governative che impediscono lo sviluppo di energia da fonti più accessibili e a basso costo, come carbone e gas? Vuole portare davvero i cittadini alla bancarotta?

Perchè il governo Obama non mette fine a tante regole governative che impediscono di fatto a scienziati ed imprenditori di lavorare allo sviluppo di nuove forme di energia? Quando si tratta di sovvenzionare la guerra,o sperimentazioni contro la nostra salute, però, nessuno si tira indietro.

Perchè Obama, che ha approvato le trivellazioni offshore, non permette trivellazioni in posti dove c'è anche più petrolio di quello che serve? Sarebbe troppo poco dispendioso per gli americani?

Alla fine, tutto questo disastro doveva servire forse solo all'approvazione del Cap&trade?

La BP non fa altro che dire che pagherà e Obama non fa altro che dire che la BP dovrà pagare ma tutti sappiamo che, come è già accaduto altre volte, i popoli delle coste interessate non avranno niente o quasi e la BP si ritirerà da questa faccenda con le tasche piene, esattamente com'era prima.

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