domenica 13 giugno 2010




L'articolo tratto dal blog di Marco Cedolin e a firma di Valerio Lo Monaco merita un breve post a commento.

Non posso che essere del tutto d'accordo con quanto affermato nell'articolo e ribadire un concetto importante, un concetto che può essere elaborato e capito solo da chi guarda a questa legge del governo da un'ottica esterna al Sistema.

Chi crede nel Sistema, nella competizione democratica, chi ritiene fattibile l'indipendenza dei poteri tra loro e di tutti i poteri dai mass media guarderà a questa legge come a un liberticidio.
Io, come Cedolin, come Lo Monaco, come tanti altri, dico che non può essere uccisa una libertà che non è mai esistita. I mezzi di comunicazione fanno tutti parte della stessa partita, dello stesso “pentolone”, come si evince anche dall'articolo di Lo Monaco. Alcune testate giornalistiche, alcuni tg televisivi parteggiano per questa o quell'altra fazione della partita [a]democratica e nella loro libertà di giudicare e prendere posizione l'opinione pubblica vede (sbagliando) la loro libertà. Una possibilità che la legge del Ministro della Malavita Picciotto Alfano negherà in futuro.



Non posso tacere il mio pessimo giudizio per questo provvedimento e nemmeno negare le conseguenze certamente negative che comporterà. Ma esse sono ben poca cosa, una sciocchezza miserabile rispetto alla vera libertà di informazione e dibattito che in Italia, in Europa, in Occidente non ci è mai stata, pertanto le prefiche della libera informazione, siano esse professionisti o semplici utenti dei media, hanno ben poco di cui lagnarsi, forse non ne hanno nemmeno il diritto.

Perché chi oggi piange il fatto che la parte politica al potere potrà coprire al meglio le malefatte proprie e dei propri amici, perché chi deplora vedere la riduzione della capacità di manovra per la magistratura, perché chi si strappa i capelli perché i blog potrebbero finire sotto la mannaia del governo, perché costoro in passato non hanno sfruttato la “libertà” di cui godevano per fare informazione davvero libera, per fare dibattiti ostili al potere?

I giornali, gli stessi giornali della ridicola opposizione che gridano al liberticidio potevano parlare della commistione tra potere economico-politico-finanziario, magari mettendo in luce come Prodi e Berlusconi, politicamente avversi, siano finanziariamente legati per la questione Unicredit-Capitalia. Quegli stessi giornali potevano pubblicare qualcosa sui finanziamenti ai parlamentari e alle loro fondazioni da parte dei lobbisti delle case farmaceutiche. I magistrati, quelle toghe così piagnone, siano esse di destra o di sinistra, potevano denunciare l'illegalità dei bilanci di Banca d'Italia o le manette messe proprio alla magistratura nel verificare la legittimità delle politiche monetarie dello Stato. I telegiornali anziché mandare in tv le diverse ricette delle parti politiche e dei sindacati sulla necessità di sviluppo e di rilancio dei consumi potevano dedicare un po' di tempo a spiegare perché il sistema economico attuale impone sviluppo e consumi e non sia invece compatibile con una loro riduzione. Tutti quanti potevano indagare e approfondire la natura della politica estera italiana del secondo dopoguerra e denunciare i reali motivi delle missioni militari italiane all'estero e i casus belli per i quali il nostro paese si è sentito coinvolto.

Signori, i magistrati, gli organi di informazione, entrambi avevano la libertà per fare tutto questo, per toccare tasti davvero decisivi, pesanti, potevano stravolgere le fondamenta del Sistema.

E non l'hanno fatto. Si sono limitati ad accettare il Sistema per quello che è, facendo il tifo per l'una o per l'altra parte tra coloro che dovevano gestirlo, senza mutarlo.

E questo perché i magistrati, i giornalisti e persino i singoli individui fanno tutti parte del gioco, tutti vivono in fondo alla mitica Caverna di Platone. Alcuni inconsapevoli della colossale menzogna cui partecipano, altri interessati a mantenerla.

La Libertà, quella che intendo io, non è morta, non può essere uccisa perché in questo Occidente non c'è mai stata.

E allora, voi che vi lamentate tanto, che avete da piangere?


Simone
Pubblicato da Simone a 16.36

http://arcadianet.blogspot.com/2010/06/legge-bavaglio-che-morto-piangete.html

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